Oleggio - Dopo il passaggio alla Camera dei Deputati, la questione F35 arriva a Palazzo Madama. Per il gruppo Democratico, la Senatrice novarese, Elena Ferrara, è intervenuta sollevando alcune perplessità sull'acquisto dei cacciabombardieri di ultima generazione. Gli aerei saranno assemblati a Cameri, proprio nel Novarese, a partite dal prossimo giovedì 18 luglio. «Per il Paese - spiega la sen. Ferrara - non è facile digerire un investimento tanto oneroso mentre si impongono dolorosi tagli ai servizi». Non è solo il fattore economico, a preoccupare la parlamentare novarese e tutto il Pd è la mancanza di prospettive che denota l'operazione F35 nel suo complesso. Sulla competenza istituzionale, Elena Ferrara ribadisce che la commessa militare è in capo al Parlamento. «Su questo non possiamo transigere, siamo qui per rappresentare il popolo - aggiunge - e il popolo è sovrano». La senatrice, alla prima esperienza parlamentare, non scarta l'ipotesi di rivedere i termini della commessa. «Mantenere gli impegni internazionali è importante, ma la situazione contingente suggerisce un sano realismo», osserva Ferrara. «Negli ultimi anni, i cittadini del Piemonte orientale hanno subìto una forte contrazione occupazionale in tutti i settori e hanno quindi alimentato una speranza che oggi si sta rivelando malposta». Gran parte delle domande d'impiego sarà, infatti, coperta da lavoratori in mobilità di Alenia e altri comparti Finmeccanica. «I nuovi posti di lavoro alla Faco di Cameri ammonterebbero solo a qualche centinaio. E le ricadute occupazionali locali sarebbero minime», ribadisce la senatrice.
Durante il suo intervento a Palazzo Madama, Ferrara ha ricordato come nel corso degli ultimi 2 anni e mezzo il Pd di Novara abbia ascoltato centinaia di cittadini e soggetti del territorio, per poi raccogliere le più evidenti criticità del Programma F35: sostenibilità dei costi, validità del sistema d'arma, rispondenza alle esigenze di difesa. «Oggi - ha scandito in aula Elena Ferrara - riteniamo di vantare un credito di ascolto. Tanto più quando l'Italia non avrebbe neppure la sovranità tecnologica del velivolo che dovrà assemblare, ovvero non potrà disporre autonomamente del proprio sistema d'arma, anche se nell'ambito di operazioni europee».