Oleggio - Riceviamo e pubblichiamo da Oleggio Grande (Paola Bolamperti Presidentessa e Marco Grazioli capogruppo): "Abbiamo letto l’intervista concessa dal Sindaco a una testata locale. Quel che c’è scritto, e che speriamo che i ragazzi di cui si parla non leggeranno, ci preoccupa molto perché dimostra la mancata comprensione delle dinamiche psico sociali riferite al mondo dei minori. Certo il primo cittadino non è tenuto ad essere esperto in pedagogia, in questo caso sarebbe saggio delegare qualcuno di molto più competente. Lo sarà il nuovo "portavoce"? Iniziamo dalla fine. Baldassini in chiusura di articolo afferma: “I nostri ragazzi ci sono, purtroppo abbiamo a che fare anche con altri e lavoriamo per rendere loro la vita il più difficile possibile”. Ora, supponiamo pure che i virgolettati non corrispondano sempre alle parole esatte dell’intervistato; ma la distinzione tra “buoni” e “cattivi” è confermato dalla frase precedente, che per contrasto riconosce la presenza in città di una generazione sana e positiva. Quindi: “loro” sono cattivi per definizione, mentre “nostri” sono solo i buoni. “Quelli là” di chi sono? chi se ne deve occupare? Se ne occupa il Sindaco, dice, ma solo “per rendere loro la vita difficile”. Ecco, noi troviamo che questa frase sia spaventosa. Cosa sa dei ragazzi accusati di questi gesti (seri e preoccupanti), cosa sa delle loro vite? possono essere rese più difficili di quanto magari già non siano da vari punti di vista - economico, abitativo, relazionale -? Pensiamoci. Forse non è questo il modo per diminuire il numero e la portata di bravate e piccoli reati. Certamente non è questo il modo per mettere in sicurezza e creare benessere nella Città! Non vogliamo in alcun modo sminuire la gravità del fatto a cui l’articolo far riferimento, e siamo solidali con chi lo ha subito; il Sindaco afferma però che atti simili (fino a ora non aggressivi) stanno dilagando. Quindi sarebbe bello sapere di quali condotte riprovevoli o illecite stiamo parlando e di quali numeri. Si tratta di bullismo come risulterebbe dal titolo? E’ davvero un fenomeno dilagante? Ci sono molte segnalazioni in questo senso anche sui gruppi social della città, ma per analizzare i fatti e trasformarli in “fenomeno” sarebbe opportuno, parlando con i giornali, approfondire, analizzare per capire. Più avanti nell’articolo, infatti, il sindaco afferma: “questo gruppo di ragazzini, una decina circa, sosta fra Oleggio e Marano e dintorni". Quindi parliamo dello stesso gruppo, conosciuto; non sono “i nostri” perché sono cattivi, ma sappiamo chi sono, abbiamo contattato le famiglie, ma le “lavate di capo”, famoso strumento educativo, non sono bastate. Persino l’educatore non è riuscito “nel suo intento”. Qual era l’intento? Due anni e mezzo sono un tempo abbastanza lungo per raccogliere i dati e le evidenze di cui parliamo qui sopra. L’unica nota positiva in effetti emerge da qui: “abbiamo organizzato laboratori, momenti insieme… Abbiamo ottenuto un segno importante, perché a questi momenti si sono avvicinati alcuni ragazzi stranieri, ma non è quello cui puntavamo per il nostro scopo”. Quindi è stata fatta della buona prevenzione, bene: ma non era negli obiettivi? Molto strano, quando si sa perfettamente che la prevenzione e l’offerta di spazi e di dialogo sono il primo strumento realmente efficace. Ma non era tra gli obiettivi dell’amministrazione; peccato, ne prendiamo atto. Nella nostra associazione e nel gruppo consiliare che ci rappresenta ci sono competenze specifiche, che sicuramente ci rendono più attenti a questi temi. Ma è chiaro a tutti che affermazioni così forti e decise, affidate a una testata locale, non hanno un vero effetto sul tema, e riducono invece le possibilità di far cambiare la situazione: “loro” di là, “noi” di qua ad additare, suggerendo anche (così a caso, tutto il presunto “gruppo”) l’uso di droghe. Una sola parola importante non è mai uscita dalla bocca del sindaco: la parola educazione. Educare, avvicinare, coinvolgere, fare con e non fare per o fare contro potrebbe essere un’idea. Sono giovanissimi che meritano di essere inseriti o reinseriti in percorsi scolastici e formativi (finché a Oleggio era presente un Centro di formazione professionale queste operazioni risultavano fattibili, ora si pensa invece al prestigio di un Liceo scientifico….). Rimane il fatto che anche le attività di vigilanza debbano essere costanti e coordinate con il tavolo minori, organismo fondamentale per poter dare risposte come alleanza educativa. Quella alleanza che fa di tutto per non lasciare indietro nessuno! Un Sindaco ha a disposizione molti strumenti: non servono leggi più severe, ci sono già. Un elenco veloce di quel che può e deve fare: -assicurare più vigilanza -convocare regolarmente il tavolo minori, a cui partecipano tutti gli Enti e le associazioni che si occupano di minori appunto, se come dice questi episodi esistono da molto tempo; - preoccuparsi della frequenza dell’obbligo scolastico che è fino a 16 anni (la Legge Caivano attribuisce ai sindaci il ruolo di vigilanza sulle famiglie per l’assolvimento dell’obbligo scolastico) - garantire la vigilanza delle scuole al momento dell’ingresso e dell’uscita delle scolaresche - garantire azioni di prevenzione nei confronti di questi minorenni (già noti, appunto) più fragili -non limitarsi a intimorire nè augurarsi pene più severe perché ci sono già. È ampiamente provato che non sono efficaci ma rischiano di trasformare il disagio in delinquenza. - deve mettere a disposizione delle scuole i servizi e le professionalità previste dalla norma per il tavolo di monitoraggio sulla prevenzione e il contrasto a bullismo e cyberbullismo E infine deve sperare che questi ragazzi non leggano l’articolo, in cui di fatto li da’ per persi, irrimediabilmente avviati alla delinquenza. D’altra parte poco importa: non sono “nostri”".
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