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Pippo (Sansottera) per Pippo (Civati)

Trecate - Cosa spinge un giovane, con tutto quello che si vede e sente in giro, ad accuparsi ancora di politica con passione e voglia di fare? Lo abbiamo chiesto a Filippo Sansottera, capogruppo Pd in Consiglio comunale a Trecate, delegato alle politiche di sostegno alla legalità contro la criminalità e sostenitore di Pippo Civati alle prossime Primarie del Pd in programma domenica 8 dicembre in tutta Italia (Civati se la vedrà con Renzi e Cuperlo).

Perché un giovane come te è impegnato in politica? "In realtà la mia prima tessera l’ho fatta a 31 anni, dopo le elezioni del 2008, sono giovane politicamente ma non certo un ragazzino. Volevo un Paese nel quale a trent’anni puoi puntare a una tua indipendenza e a una tua famiglia, ma vedevo solo immobilismo. Non accettavo che il nostro Paese, culla del Rinascimento, con risorse paesaggistiche e artistiche senza eguali, fosse rassegnato a declinare così inesorabilmente".

Perché il Pd? "La mia sensibilità è sempre stata di sinistra. È risaputo che sono il nipote di Mario Zanaria, ex sindaco di Trecate, ma non sono mai stato spinto in quella direzione dalla mia famiglia. Mi sono stati insegnati valori e coerenza. Ho avuto la libertà di formare la mia visione politica in modo libero e autonomo, infatti mi sono messo in gioco da poco. La scelta del PD è stata naturale: un Partito è la forma più organizzata per chi desidera cimentarsi in politica, Democratico è il pilastro su cui si basano le mie convinzioni. Vi ho trovato persone che, come me, sono fermamente convinte di quanto sia un bene prezioso la democrazia, mantenendo come stella polare la Costituzione, così profondamente democratica da non essersi ancora veramente radicata nel Paese. Per citare Scarpinato, non è troppo vecchia, è così giovane che deve ancora nascere nel tessuto reale del Paese. Battersi per la democrazia, per la sovranità del popolo, non può prescindere dalla battaglia per la legalità. Perchè solo il rispetto delle leggi può tutelare i deboli dai soprusi dei forti. Sancire che tutti i cittadini sono uguali di fronte alla legge significa proteggere l’ultimo dei senza voce dal potente di turno, che ha altri mezzi per farsi giustizia. Questo significa per me essere di sinistra, dalla parte di chi non ha potere, questo significa essere democratico, dare voce a chi non ne ha. Tutto questo infatti è sancito dai primi articoli della Costituzione, la sovranità del popolo, il lavoro come diritto e non come favore elargito, legalità attraverso garanzia dei diritti e assoluzione dei doveri per tutti".

Perché Civati? "Perchè credo nelle sue proposte. Dobbiamo rinnovare noi stessi, con idee e coraggio, non calcoli e convenienze. Siamo per il  diritto al dissenso, col quale ci si confronta e soprattutto non lo si censura. Non vogliamo un Partito debole coi forti e forte coi deboli, naturalmente anche al nostro interno. L’apertura ed il contatto, discutere e coltivare i processi decisionali “insieme”, cosa che sottolineo sempre, rispecchia uno spirito democratico. Gli elettori non vanno coinvolti solo quando c’è bisogno di voti, vanno coinvolti, punto. Condividere i processi decisionali significa non concentrare il potere ma renderlo collettivo. Risolvere la questione annosa del conflitto d’interesse, postare la pressione fiscale dal lavoro alle rendite, non per punire la ricchezza, anzi premiando chi reinveste nello sviluppo, quindi non si tratta di redistribuire solo le risorse, ma soprattutto le opportunità. Un mercato del lavoro che ponga fine alla discriminazione dei giovani garantendo un accesso basato sulla formazione e non sullo sfruttamento della precarietà, investire in istruzione e ricerca, che non si esca dalle scuole senza esperienze di lavoro e non si entri nel lavoro senza una formazione iniziale. La rivoluzione delle cose semplici, scelte chiare con un senso preciso, guardando a sinistra. Perché non basta cambiare: per la Legge elettorale, ad esempio, il Porcellum è stato un cambiamento. Ma in peggio. Torniamo indietro. E poi ci sono i 101 di Prodi. Ferita aperta, che va chiarita..."

Lotta alla criminalità, che impressioni ti sei fatto? "In Italia vige spesso un modello feudale dove il potente elargisce favori ai vassalli più obbedienti i quali a loro volta distribuiscono le briciole che avanzano. Molti sono convinti che ormai non si va da nessuna parte senza corsie preferenziali, in effetti il sistema corruttivo, il clientelarismo, le caste, le baronie e i nepotismi  immobilizzano il Paese e ne impediscono la crescita. L’evasione ormai sdoganata anche culturalmente da taluni non può che produrre un sistema nel quale i cittadini onesti sono sempre i più penalizzati. Circa il mio incarico e la questione delle criminalità organizzate credo che si debba procedere su più fronti: il primo è quello della cultura della legalità, serve parlarne, approfondire. Anche all’interno del Partito e delle Pubbliche Amministrazioni. Per questo ho suggerito una proposta: come novaresi per Civati abbiamo inviato un documento che è stato pubblicato prima sul sito regionale e poi sul nazionale, dove chiediamo sostanzialmente che nei Comuni dove il PD è in maggioranza e governa, venga assegnata una delega o un incarico come il mio, sulla legalità e su studio e contrasto del fenomeno delle criminalità organizzate. In questo modo ogni Comune avrebbe un Amministratore che si occupa di queste problematiche enormi, portandole all’attenzione di tutti gli altri e potendo confrontarsi con i corrispettivi degli altri Comuni, diffondendo buone pratiche, condividendo informazioni su situazioni specifiche, soluzioni, facendo rete e non lasciando soli coloro che affrontano questioni del genere. Una battaglia ed una spinta che deve partire dal basso, dai nostri circoli e dai nostri Comuni. Tanto più che al nord questa libertà di manovra è ancora possibile. O meglio, si spera".

Politiche giovanili: cosa manca da un lato (Comune) e dall'altro (giovani)? "Penso vi siano tutte le premesse per coltivare un nuovo rapporto tra il mondo giovanile e la città stessa, l’Amministrazione può avere un ruolo importante. Ho cercato di avviare un percorso a lungo termine, fatto di apertura e disponibilità totale verso i singoli e le realtà associative. Un gruppo ristretto  farebbe venir meno l’apertura, costringerebbe poche persone a sobbarcarsi una mole di lavoro notevole, col rischio che ciò non avvenga e in una certa misura imporrebbe scelte “dall’alto”. Dobbiamo imparare a coordinarci e lavorarci insieme, ognuno per la propria parte. Più saremo , più si farà e  con meno fatica per tutti. Non è semplice ma vale la pena provarci, cercare di gettare le basi per qualcosa che col tempo cresca e rimanga, a beneficio di tutti".

Cosa consigli a chi si vuole avvicinare alla politica? "Consiglio di farlo. Ci sarà sempre qualcuno che deciderà per noi, ma chiamarsi fuori non risolve i nostri problemi. Anzi. Più siamo partecipi, più si può incidere, a partire dal livello locale. La partecipazione è fondamentale, infatti nel rinnovo del nostro circolo PD a Trecate abbiamo creato un piccolo programma in questo senso, informazione, confronto, contatto (da poco ci trovate su FB). Per quanto riguarda l’amministrazione, ho conosciuto tante persone, realtà e associazioni nuove, con problemi mai considerati prima, e il fatto di avere la responsabilità di dovermene occupare, mi ha fatto vedere molte cose sotto una luce diversa. È un’esperienza così significativa che, se vissuta con il dovuto spirito di servizio e di responsabilità, insegna tantissimo".

Cosa ti dà tremendamente fastidio che tocchi con mano da quando sei in politica? "Al contrario di quanto detto finora, chi si occupa della cosa pubblica con altri fini, può mettere in campo solo irresponsabilità. Per questo cerco sempre di sottolineare che se vince il “son tutti uguali” si fa un regalo ai disonesti e si mortificano gli onesti. I furfanti o coloro che cercano di ottenere vantaggi personali hanno tutto l’interesse a confondersi tra gli altri. Come spesso accade, il paradosso che si verifica è proprio che per punire i peggiori si penalizzano i migliori. L’unico modo per bonificare la politica è interessarsi alla politica. Non ignorarla. Quando il clima si esaspera e si svuota di contenuti e riflessioni, rimangono gli slogan e le frasi fatte, altra leva per evitare un confronto serio e nel merito delle questioni: per sparare una balla colossale servono due secondi, per smontarla in modo serio e documentato venti minuti. Se ci lasciamo travolgere dallo sconforto e dal distacco non aiutiamo coloro che hanno a cuore il nostro bene, da qualsiasi orientamento politico provengano. Quindi non parlerei di fastidio, ma di preoccupazione di come le persone in cattiva fede abbiano enormi vantaggi su quelli in buona fede".