Trecate - Riceviamo e pubblichiamo da Sergio Amidani: "Cava Italvest di Trecate Finita la campagna elettorale il dibattito politico locale sembra finalmente ritornato ad occuparsi dei temi amministrativi della nostra cittadina, tra questi la richiesta di ampliamento della concessione della cava Italvest. Dopo varie vicissitudini, tra cui il ritiro di una delibera di approvazione portata in consiglio il 30 aprile scorso, la questione è ancora al vaglio degli uffici preposti che dovrebbero fornire tutti gli elementi utili a prendere una decisione definitiva. Ora capisco che sotto il profilo tecnico la materia possa essere di una certa complessità ma, dal punto di vista politico ed amministrativo, le cose e le decisioni da prendere sembrerebbero in realtà alquanto semplici. Provo a riassumerle sulla base di ciò che abbiamo finora saputo a mezzo stampa: 1) la Italvest ha sfruttato per anni una concessione senza ottemperare agli obblighi di progressivo ripristino territoriale che aveva sottoscritto per ottenerla, risparmiando così svariati milioni di euro (almeno 10 secondo alcune stime); 2) la nuova concessione gli consentirebbe di azzerare definitivamente tali obblighi e costi, nonché di estrarre per altri 15 anni materiale per un valore commerciale di oltre 40 milioni euro; 3) il mancato ripristino territoriale ad uso agricolo costituisce un danno ambientale permanente per la nostra comunità; 4) il comune di Trecate ha la responsabilità di decidere sulla nuova concessione e dispone di una fidejussione di 7,5 milioni di euro, esigibili a copertura dei danni ambientali permanenti. Se questi sono i termini, ovviamente semplificati, del problema è facile dedurre che l’eventuale nuova concessione costituisca un affare colossale per Italvest, mentre per il nostro territorio significa altri 15 anni di attività industriali ad alto rischio ambientale, la perdita definitiva di circa 30 ettari di terreno agricolo e la più che probabile esistenza perenne dell’ennesimo inutile buco. Al contrario, l’eventuale mancata nuova concessione, consentirebbe al comune di imporre a Italvest il rispetto del vincolo di ripristino territoriale, in mancanza del quale diventerebbero esigibili i 7,5 milioni di euro della fidejussione. Ora, da cittadino comune, mi chiedo: quale fra queste 2 opzioni è la più utile e conveniente per la mia città? A me sembrerebbe persino ovvio: la seconda. Si può non condividere ma è una decisione politica e non tecnica quella da prendere! Ma allora perché i miei amministratori sono così indecisi e titubanti? Cosa non ci è stato ancora raccontato, quali altri elementi devono essere considerati e chi ne dispone? E’ utile ricordare che le cave, i rischi ambientali connessi all’attività estrattiva, il loro corretto utilizzo e gli interessi che vi ruotano attorno sono spesso oggetto di cronaca giudiziaria e che pertanto si impone la massima attenzione e trasparenza su ogni atto pubblico che le riguarda. E’ per questo che tutti i comuni, indipendentemente dalle loro connotazioni politiche, sono in genere molto cauti o addirittura indisponibili ad autorizzarle, Galliate, ad esempio, ha sempre negato la possibilità di fare scavi sul proprio territorio. Negare la nuova concessione e pretendere che Italvest mantenga gli impegni presi e finora disattesi, senza addirittura premiarla con un ulteriore affare milionario, significa, a mio modesto parere, non solo dimostrare serietà e coerenza istituzionale ma anche tutelare il territorio e difendere la comunità da qualsiasi rischio, anche solo potenziale, di infiltrazione del malaffare. Se invece verrà deliberato l’assenso alla nuova concessione, dovremo tutti rassegnarci alla subalternità degli interessi collettivi a quelli privati e i nostri amministratori, il sindaco in primo luogo, avranno perso l’ennesima occasione di dimostrare una virtuosa indipendenza della politica, e loro personale, dagli affari".