Torino - Nominati presidente (Bertola – M5s) e vicepresidente (Perugini –Lega) della Commissione permanente in materia di legalità e contrasto ai fenomeni mafiosi. "La nuova Commissione permanete in materia di Legalità, che avrà il compito di monitorare e vigilare sul fenomeno della corruzione e delle infiltrazioni della criminalità organizzata nell’attività pubblica e sul rispetto delle procedure di assegnazione degli appalti pubblici, ha da quest’oggi presidente Giorgio Bertola e vicepresidente Federico Perugini" dichiara il presidente del gruppo Lega Salvini Piemonte, Alberto Preioni. "Abbiamo mantenuto la parola data e con coerenza e lealtà abbiamo voluto dare la presidenza all’opposizione. Il centro destra ha individuato nelle candidature proposte dall’opposizione il consigliere Bertola e lo ha votato. Auguriamo pertanto buon lavoro a lui e al nostro consigliere Federico Perugini".
Molto piccato per questa scelta Paolo Furia, segretario regionale del Pd: "Il Centrodestra, dopo essere stato attraversato dallo scandalo di Roberto Rosso arrestato per 'ndrangheta, non solo respinge ogni responsabilità politica facendo finta che non sia successo niente, ma rifiuta di mettersi d'accordo con il Centrosinistra sul nome del Presidente della Commissione Legalità in Consiglio Regionale. Si sono scelti il candidato evidentemente più comodo e stupisce che il Movimento 5 Stelle Piemontese si sia prestato ad un simile gioco. Qualcuno dice che si tratta di uno schiaffo al PD, invece si tratta di una congenita mancanza di vergogna di un Centrodestra che pensa che tutti possano essere presi in giro con chiacchiere da tarallucci e vino. Che la maggioranza appena colpita dalle dimissioni per 'ndrangheta di Roberto Rosso, ex assessore della Giunta Cirio, si elegga il proprio Presidente della Commissione Legalità in Consiglio Regionale, senza mettersi d'accordo con la minoranza è ridicolo prima che grave. Da oggi Cirio, con i suoi toni suadenti e le sue morbide parole, sarà un po' meno credibile agli occhi dei piemontesi".
Dopo tanta attesa partono i lavori della “Commissione permanente per la promozione della cultura della legalità e il contrasto dei fenomeni mafiosi” del Consiglio Regionale. ”Peccato che la nomina dell’ufficio di presidenza abbia rappresentato l’ennesima opportunità sprecata per un cambio di passo su un tema centrale e prioritario per il nostro territorio” commenta il consigliere Domenico Rossi. “C’erano due strade possibili: o la ricerca di una figura riconosciuta unanimente da tutte le forze politche o l’autonomia delle forze di minoranza”. La presidenza, invece, è stata decisa da un accordo tra Lega e Movimento 5 Stelle, con quest’ultimo pronto a modificare la propria indicazione sulla candidatura pur di assicurarsi la guida della commissione. “La Lega ha scelto il presidente a la carte, con il M5S che si è prestato a fare sponda, ipotecando così la funzione di garanzia della presidenza” precisa Rossi. “L’ipocrisia della posizione della maggioranza sulla bocciatura di Diego Sarno, con cui condivido da oltre quindici anni un percorso di impegno nell’antimafia sociale, alla presidenza della Commissione Legalità è insostenibile oltre che inaccettabile: mentre la Regione aderisce ad Avviso Pubblico la Lega sceglie di impedire l’elezione del coordinatore regionale dell’associazione” aggiunge il consigliere Dem. “La decisione del Partito Democratico di non entrare in ufficio di presidenza non è un passo insietro ma vuole essere un segnale chiaro” prosegue Rossi evidenziando che “non mancherà il nostro impegno propositivo su questi temi ma dall’opposizione vigileremo sull’operato di una commissione che, alla luce della vicenda giudiziaria che coinvolge l’ex assessore Rosso, assume un peso specifico ancora più importante e dovrà assolvere un compito gravoso. Registriamo ancora una volta - conclude Rossi - come il Presidente Cirio non sia il dominus politico della maggioranza: Forza Italia, infatti, non vota il candidato del PD, sul quale in diverse occasioni il Presidente aveva espresso apprezzamenti, e si allinea alla Lega sul voto al candidato del M5S. Da oltre sei mesi aleggia un quesito: Chi comanda in Regione?”.