Torino - Riceviamo e pubblichiamo dal consigliere regionale Domenico Rossi (Pd): "La relazione del Garante regionale delle persone sottoposte a misure restrittive della libertà personale conferma tutte le criticità della sanità penitenziaria. Dopo quindici anni dalle delega alle regioni è necessario fare una verifica seria. Per questo abbiamo richiesto, con il sostegno delle altre forze di opposizione, che all’interno della commissione Sanità si svolga un’indagine conoscitiva attraverso la costituzione di un apposito gruppo di lavoro con il duplice obiettivo di fare una fotografia dello stato attuale ed elaborare delle proposte concrete di miglioramento. Ci auguriamo che anche la maggioranza sostenga questa necessaria iniziativa. La mancanza di medici specialisti interni, lo scarso ricorso alla telemedicina, la carenza di tecnologie e strutture dedicate sono solo alcuni degli elementi che mettono in crisi l’offerta sanitaria rivolta ai detenuti. Sono i medesimi problemi che esistono fuori dal carcere, con la differenza che i detenuti non hanno nessuna alternativa. Quando manca la risposta pubblica, semplicemente manca la cura. Inoltre, questa situazione, genera anche un aggravio organizzativo e di costi su un sistema già affaticato, perché ogni volta che occorre spostare un detenuto in ospedale, l’amministrazione deve compiere un notevole sforzo. E’ necessario, inoltre, accendere un faro sul tema della salute mentale in carcere. Non possiamo voltarci dall’altra parte e far finta di nulla in particolare in Piemonte se pensiamo che dei 79 decessi per suicidi dall’inizio dell’anno nelle carceri italiane ben 5 sono avvenuti nella nostra regione negli ultimi 4 mesi. Non solo secondo i dati diffusi dall’associazione Antigone sulle malattie mentali, dal novembre 2021 allo stesso mese del 2022 in Piemonte si sono registrate 30,49 diagnosi psichiatriche gravi ogni 100 detenuti e più di 24 atti di autolesionismo in media ogni 100 detenuti, senza contare che il 40,22% dei detenuti assume sedativi o ipnotici. Numeri quelli sul che insieme a quelli del sovraffollamento (+102% nella nostra regione, +108% la media nazionale) certificano un problema strutturale che il Paese e il Piemonte si portano dietro da anni. Si tratta di questioni emerse anche durante le visite dell’Ufficio di Presidenza della commissione presso le carceri piemontesi, ma ora serve un percorso che approfondisca e metta a sistema tutti questi aspetti, soprattutto nell’ottica di superare le criticità. Per questo riteniamo sia utile e urgente dare il via all’indagine conoscitiva che si concentri sulle maggiori criticità di carattere organizzativo e relative alla mancanza di operatori sanitari per elaborare una proposta da presentare al Consiglio Regionale entro la fine del 2023 con le opportune proposte e soluzioni volte a fronteggiare futuri scenari".