Torino - “L’uscita del nostro Paese dal programma dei cacciabombardieri F-35 JSF (Joint Strike Fighter) - dichiara l'on. Luigi Bobba, deputato Pd e vice presidente della Commissione Lavoro - non comporterebbe oneri ulteriori rispetto a quelli già stanziati e pagati per la fase di sviluppo e quella di pre-industrializzazione; infatti il Memorandum of Understanding, ovvero l’accordo fra i Paesi compartecipanti, non prevede il pagamento di alcuna penale in caso di rinuncia all’acquisto. Il Governo Monti, dunque, deve rivedere la decisione di acquistare 131 caccia F-35 per un costo di circa 15 miliardi di euro, una cifra clamorosa vista la grave situazione delle finanze pubbliche. Siamo consapevoli che vi è una necessità di rinnovo della flotta aeronautica nazionale, ma non si può pensare che la Difesa si sottragga a quei tagli e sacrifici che vengono invece richiesti a tutti gli altri ambiti. Inoltre, l’obiezione per cui i costi conseguenti alla rinuncia dell’acquisto in termini di penali da pagare sarebbero di gran lunga superiori al prezzo dei caccia si è rivelata priva di fondamento, infatti il testo dell’accordo, consultabile sul sito di Altreconomia, è chiaro: in caso di ritiro precedente alla sottoscrizione di qualsiasi contratto di acquisto finale degli aerei, nemmeno i costi di chiusura della linea produttiva, altrimenti condivisi, potrebbero essere imputati e in nessun caso il contributo finanziario totale di un Paese che si ritira potrà superare il tetto massimo previsto nella sezione V del Memorandum of Understanding. Proprio sulla base di queste parti dell’accordo Norvegia, Canada, Australia e Turchia hanno di recente messo in discussione la loro partecipazione al programma. Auspico che il Governo tenga presente la richiesta di uscita dall’accordo che non è avanzata da un manipolo di parlamentari pacifisti, ma da un arco di forze vasto e significativo che ritengono che l’acquisto di questi superbombardieri d’oro non corrisponda all’interesse del nostro Paese e sia in contrasto con emergenze molto più importanti (dal dissesto idrogeologico alla sicurezza scolastica) che non possono essere affrontate per carenza di risorse”.