Torino - Appropriatezza delle prestazioni, riorganizzazione del sistema degli ospedali e delle strutture territoriali, compartecipazione modulata dei cittadini alla spesa sono le colonne portanti del nuovo Piano socio-sanitario che la Giunta regionale ha approvato il 25 ottobre e affronta ora le varie fasi di approfondimento previste dalla legge.
“Si tratta di un ulteriore passo - commenta il presidente Roberto Cota - per l’attuazione della riforma sanitaria. Vengono delineati tutti i contenuti della delibera del 29 dicembre 2010. Si va avanti con la riforma, che porterà ad una modernizzazione del sistema, oltre che a risparmi derivanti dalla lotta a sprechi, inefficienze e duplicazioni”.
“Con l’approvazione del Piano - puntualizza l’assessore alla Sanità, Paolo Monferino - inizia il percorso in sede di Commissione e di Consiglio, mentre parallelamente continuerà il dialogo a livello istituzionale con il mondo associativo e con gli enti ed organismi che operano nel settore della sanità e dell’assistenza. Il piano si propone, portando avanti la razionalizzazione del sistema stesso, di liberare risorse che potranno essere riutilizzate anche per attività socio-sanitarie, contribuendo a sostenere il Fondo per la non autosufficienza, per il quale sono già partiti i lavori dello specifico tavolo costituito la scorsa settimana. Vogliamo creare un sistema sanitario sostenibile nel tempo anche economicamente, attraverso un attento monitoraggio dei costi e la loro costante verifica. Sarà fondamentale rafforzare la collaborazione tra pubblico e privato e razionalizzare l’impiego delle risorse umane che rappresentano il capitale più importante del sistema sanitario piemontese”.
Scendendo nel dettaglio, il Piano vuole integrare gli ospedali in una rete in grado di dare appropriata ed efficace risposta sanitaria a costi sostenibili ad un ambito territoriale secondo il principio dell’intensità di cura. Ecco allora la suddivisione in ospedali di riferimento ad alta specialità dove sono concentrate la tecnologia e l’innovazione, ospedali cardine per risposta alle acuzie più frequenti (specialità mediche, chirurgiche con ricovero ordinario anche in funzione di emergenza), ospedali di prossimità (prestazioni diagnostiche e terapeutiche di specialità di base diffuse e di bassa intensità). Quelli non più idonei per età e strumentazioni tecnologiche o a basso livello di utilizzazione saranno riconvertiti in strutture di lungodegenza/riabilitazione o in poliambulatori.
Grande ruolo sarà riservato ai distretti, che dovranno occuparsi della continuità assistenziale, di rafforzare la risposta di cure primarie (cap/poliambulatori/cure domiciliari) utilizzando le strutture dismesse e riqualificate, all’associazionismo tra medici e pediatri di base. I servizi alla persona potrà avvalersi del supporto del terzo settore. I mezzi e le strutture del 118 saranno potenziati per una più efficace e rapida mobilità dei pazienti, in modo da trasportarli nel luogo di cura più appropriato. La compartecipazione dei cittadini avverrà secondo la modulazione per fasce di reddito di ticket e sovraticket e puntuali verifiche delle esenzioni.
Il Piano prevede inoltre numerose altre misure, come un migliore utilizzo delle risorse umane, l’adozione dei costi standard tra strutture similari, la ridistribuzione dei magazzini, il ricorso ai più moderni sistemi informatici, lo sviluppo del fascicolo sanitario personale, il potenziamento della residenzialità continuativa e diurna, l’ampliamento della rete dell’assistenza infermieristica territoriale, la vigilanza sulla prescrizione appropriata, la progettazione dei nuovi ospedali in capo alla Regione (Scr+Aress), la stipula di nuovi protocolli di intesa con le Università, il proseguimento nella realizzazione delle Città della salute.