Novara - "Fare il sindaco di Torino è per me un impegno per la vita. Un impegno che io ho assunto con convinzione e quindi mi dimetterò dal Parlamento non appena verranno espletate le procedure di insediamento del consiglio e della giunta comunali". Queste erano le buone intenzioni di Piero Fassino durante la campagna elettorale delle amministrative piemontesi. “Ma, evidentemente, si trattava solo di una boutade propagandistica visto che ad oggi Fassino rimane ancora ben ancorato alla sua poltrona di parlamentare”, ha commentato l’On. Gianni Mancuso.
“Forse Fassino intende usare il peso del suo scranno romano per spingere la sua candidatura alla Presidenza dell’ANCI, che dovrà scegliere il successore di Chiamparino al congresso di ottobre o forse, molto più semplicemente, passata la campagna elettorale, non ha intenzione di rinunciare al suo ruolo in Parlamento.
In entrambi i casi la logica politico-commerciale ha superato l’onestà intellettuale che dovrebbe obbligare a mantener fede agli impegni presi con gli elettori.
Come ha fatto, ad esempio, il collega di partito di Fassino Franco Cecchuzzi, che si è dimesso non appena divenuto sindaco di Siena”.
Sia chiaro, chiosa Mancuso, la legge non obbliga i parlamentari divenuti sindaci a rinunciare al loro seggio, ma il voltafaccia di Fassino è un chiaro esempio del modo di fare di questa sinistra, che promette a bocca larga durante la campagna elettorale, ma che poi, nei fatti, rimane incollata alle poltrone”.