Torino - "Abbiamo preso atto della proposta di modifica alla legge regionale n. 3 del 17/2/2010 (“Norme di materia di edilizia sociale”), presentata da alcuni consiglieri, tra cui Pedrale (Pdl) e Goffi (Udc) - scrivono Claudia Demarchi – Vercelli, Mauro Gavinelli – Novara VCO, Stefano Passaggio – Torino e Ivan Rusignolo - Cuneo, i consiglieri del Pd nelle Atc piemontesi - Viene paventata una situazione di grave squilibrio finanziario delle Atc piemontesi. Innanzitutto sarebbe opportuno capire quali sono le situazioni di disavanzo che potrebbero portare “a veri e propri dissesti finanziari”, in quanto –per quanto a nostra conoscenza- non ci sono avvisaglie di questo genere nelle Atc piemontesi (al di là della drammatica crescita delle povertà tra gli inquilini, causa certamente non imputabile alle Atc). Se ce ne fossero sarebbe più opportuno non fare affermazioni generiche, ma indicare puntualmente i casi di criticità e puntuali soluzioni possibili. Per quanto riguarda l’“obbligo di vendita” del patrimonio, cioè delle case per i più poveri, in caso di disavanzo di bilancio, ci pare questa una proposta distante dalla realtà. In situazione di “emergenza abitativa”, cioè nella situazione in cui versano la maggior parte dei più grandi comuni piemontesi, dove le persone a basso reddito fanno sempre più fatica a trovare abitazioni in affitto, e crescono le persone prive di reddito, vendere le case sarebbe aggravare ancora di più queste situazioni di disagio. Gli alloggi sociali non bastano a coprire il fabbisogno di povertà, dovremmo ancora venderne, per averne ancora di meno? La questione è invece un’altra: bisogna finanziare l’edilizia sociale. Come mai il “Piano dei 10.000 alloggi – 2006-2012”, previsto dalla Giunta Bresso, non viene finanziato dalla Giunta Cota? Perché si vuole introdurre l’IMU sulle case popolari, creando così, proprio in questo modo, presupposti di dissesto? Basterebbe non sottoporre l’edilizia sociale a tale assurdo balzello (una vera e propria tassa sui poveri, perchè così si sottraggono risorse che potrebbero essere utilizzate in costruzioni e manutenzioni) per non creare possibili cause di dissesto. La politica non fa molto per l’edilizia sociale: se però l’ unica soluzione proposta è la vendita degli alloggi, è meglio il sonno all’attivismo, così almeno non si fanno altri danni".