Torino - Le opere più urgenti per la messa in sicurezza del territorio piemontese dal punto di vista del dissesto idrogeologico riguardano le aree di Torino, Alessandria e Novara, per le quali lo Stato stanzierà 359 milioni già nel 2015. A fare il punto della situazione è stato l’assessore regionale alla Difesa del suolo, Francesco Balocco, nell’intervento svolto in apertura di “Fuori dal fango”, gli Stati generali sul dissesto idrogeologico del Piemonte svoltisi il 22 aprile nel Centro Incontri della Regione.
“Sappiamo già dove intervenire - ha chiarito Balocco - Ora si tratta di accelerare e definire le opere in modo più concreto. Le priorità saranno gli interventi sulla Dora e sul Pellice per mettere definitivamente in sicurezza Torino, quelli ad Alessandria per la messa in sicurezza dell’area di Spinetta e quelli nell’area del Terdoppio per mettere in sicurezza la zona est di Novara. Le risorse ci sono, ma i progetti non sono ancora pronti. Per affinarli servono 3-4 milioni per i quali attingeremo ad un fondo nazionale appositamente costituito. Il mio obiettivo è fare in modo che tutte queste opere posano essere cantierate dal 2016”. Balocco non ha dimenticato il resto del Piemonte: “Ci sono 500 interventi da effettuare, per i quali al momento disponiamo di 31 milioni dallo Stato per le recenti calamità naturali più 8,5 milioni dall'Europa e 20 milioni di fondi regionali, a cui si aggiungeranno anche dei fondi Ato. Con queste risorse affronteremo da un lato i danni causati dalle alluvioni dell’autunno e inverno scorso, dall’altro cercheremo di mettere in campo interventi mirati, soprattutto per prevenire le frane, molto presenti nelle aree montane e collinari”.
“La Regione - ha concluso Balocco - ha fatto un grande lavoro di pianificazione e programmazione negli anni passati. Si tratta ora di concretizzare questo lavoro con la produzione di progetti esecutivi che soddisfino il requisito di cantierabilità richiesto per ottenere i finanziamenti, dando priorità agli interventi nell’area metropolitana e degli ambiti urbani più a rischio. Sul piano delle risorse si tratta di sbloccare i fondi ‘dormienti’ e chiedere al Governo di escludere dal Patto di stabilità le opere necessarie a porre in sicurezza il territorio. E’ necessario inoltre un nuovo approccio che preveda di favorire i processi di laminazione delle piene, a scapito dell’innalzamento delle golene, in uno slogan meno argini e più laminazioni”.
Una pianificazione che ha fatto dire ad Erasmo D’Angelis, coordinatore nazionale della Struttura per il dissesto idrogeologico, che “il Piemonte è una Regione virtuosa, che ha fatto molto perché ha vissuto nel passato tragedie immense. Voltare pagina - ha aggiunto - è fondamentale, anche i cittadini devono essere sensibilizzati e collaborare, e facilitarlo istituiremo un numero verde per le segnalazioni di situazioni di rischio. Il Piemonte è già su una buona strada, mentre in giro per l’Italia ho visto situazioni impressionanti”.
L’assessore regionale all’Ambiente e all’Urbanistica, Alberto Valmaggia, ha dal canto suo sottolineato come “oltre al lavoro importantissimo messo in campo dalla Protezione civile piemontese, che dalla scorsa estate ha avviato le esercitazioni per il prelievo di materiale legnoso su diverse aste fluviali diminuendone il rischio di esondazione, è bene ricordare che anche gli strumenti urbanistici diventano essenziali nella mitigazione del rischio idrogeologico. A tale riguardo, la Regione prevede di approvare entro il 2015 il Piano paesaggistico, che proprio in queste settimane è in corso di presentazione nelle singole Province. Questo strumento di pianificazione, insieme a piani di gestione del rischio alluvioni e de distretto idrografico del Po, diventerà fondamentale e strategico per una corretta gestione del rischio oltre che per la tutela del suolo. In Piemonte - ha proseguito Valmaggia - esistono fondi fermi che potrebbero essere utilizzati proprio per opere di prevenzione. Queste risorse devono essere spese velocemente e bene affinché si traducano in consistenti risparmi per il futuro. L’esempio dei fondi Ato apre a questa visione di utilizzo di risorse disponibili ma non utilizzate, per la quale occorre operare in modo incisivo insieme agli enti locali, anche abbattendo eventuali ritardi burocratici spesso troppo dannosi per il territorio”.
Lido Riba, presidente regionale dell’Uncem, ha garantito che sul fronte del dissesto idrogeologico “la montagna farà la sua parte grazie ai 50 milioni di euro del fondo per investimenti della tariffa idrica per le Unioni montane, che sono stati accantonati negli scorsi anni e verranno ripartiti speriamo entro giugno”.
L’iniziativa ha voluto porsi come il momento di definizione di nuovo approccio nell’affrontare il tema del rischio idrogeologico e idraulico, propedeutici alla stesura di un vero e proprio piano strategico che fornisca le linee guida per l’azione della Regione e degli enti locali per la realizzazione delle opere e delle azioni di prevenzione in modo condiviso con l’Autorità di bacino del Po, il Ministero dell’Ambiente, l’Ispra e con medesima Struttura di missione. L’obiettivo è essere pronti con i progetti nel momento in cui saranno disponibili i 7 miliardi (in 7 anni) promessi dal Governo per la mitigazione del rischio idrogeologico. Importante a questo proposito sarà mettere a punto le connessioni tra le diverse programmazioni, come i piani per l’assetto idrogeologico, per la gestione del rischio di alluvione, delle acque e dei sedimenti, e quelli di Protezione civile.