Torino - L’iniziativa dell’Uppi (Unione delle Province del Piemonte) di ridurre da otto a quattro il numero delle Province in Piemonte - Torino con la sua area metropolitana, Cuneo, il centro con Asti e Alessandria, il nord con Vercelli, Biella, Novara e Verbania - accoglie il plauso del presidente Roberto Cota, secondo il quale “la si può considerare un progetto congiunto con la Regione”.
“Per le sue caratteristiche - ha detto Cota intervenendo alla presentazione della proposta, che i presidenti degli otto enti hanno effettuato il 16 dicembre nella sede della Provincia di Torino - il Piemonte, che ha un territorio vasto e diversificato, 1.206 Comuni e una grande città, non può restare senza Province. Vuol dire non garantire i servizi ai cittadini. E la Regione non può accollarsi tutte le competenze delle Province: non ce la può fare e per quel che mi riguarda non lo vuole fare, perché vorrebbe dire un neo-centralismo assolutamente paralizzante”.
Cota e Antonio Saitta, presidente della Provincia di Torino e vicepresidente nazionale dell’Upi (Unione Province italiane) hanno poi messo l’accento sul fatto che si tratta di una vera e propria autoriforma - “la prima di cui si sia mai sentito parlare” - partita da quelle stesse Province che verrebbero cancellate. “Basti pensare - ha sottolineato Cota - che a illustrare il progetto è stato Massimo Nobili, presidente della Provincia del Verbano-Cusio-Ossola e dell’Unione Province del Piemonte, la cui poltrona sarebbe la prima a scomparire”.
"Chiederemo all'Unione nazionale - ha annunciato Nobili - di presentare la nostra proposta a Governo e Parlamento. E ci piacerebbe che l'idea venisse allargata a tutto il territorio nazionale. Si può passare da 110 Province a meno della metà. E magari estendere questo sacrificio anche alle Regioni a statuto speciale".
Martedì scorso il presidente Cota aveva annunciato che la Giunta regionale farà ricorso alla Corte Costituzionale contro l’articolo 23 della manovra del Governo non appena essa verrà approvata dal Parlamento, in quanto “la cancellazione di fatto delle Province viola una norma della Costituzione, che non può essere cambiata per mezzo di un decreto legge. E c’è anche una violazione delle competenze delle Regioni per quanto riguarda le loro funzioni di coordinamento”.