Torino - Una mozione al consiglio regionale per chiedere che la Regione Piemonte aderisca ad Avviso Pubblico, l’associazione nata per collegare e organizzare tra loro gli amministratori pubblici che si impegnano a promuovere la cultura della legalità contro le infiltrazioni criminali e la corruzione. Comincia con questo atto l’attività in consiglio regionale di Domenico Rossi, eletto a Novara tra le fila del Pd. La mozione, di cui Rossi è primo firmatario, è stata formalmente depositata il 24 luglio pronta per essere discussa in aula già il prossimo martedì 29 luglio. Un primo atto importante che “traduce” in ambito politico quello che è stato per lunghi anni l’impegno di Rossi nella società civile e nel volontariato, alla guida del coordinamento novarese di Libera.
«Un primo passo, importante e necessario, per due motivi – spiega Rossi - Primo, perché occorre creare una rete tra gli amministratori per condividere conoscenze e buone prassi contro l’illegalità. E secondo, perché, come ha ricordato ancora recentemente Raffaele Cantone, a capo dell’Autorità anticorruzione, la corruzione ha costi pesantissimi per la nostra economia: tenere fuori ogni infiltrazione serve a liberare, quindi, nuove risorse per l’economia, quella sana e onesta». «Gli avvenimenti degli ultimi anni hanno messo in evidenza l’urgenza del problema della legalità anche nella nostra Regione – aggiunge il consigliere - Le recenti operazioni compiute dalle Direzioni distrettuali antimafia di Torino e Milano hanno dimostrato che le mafie, e in particolare la ‘ndrangheta, sono radicate anche in Piemonte e sono in grado di invadere settori dell’economia e interloquire con segmenti della politica. Alcune istituzioni sono state gravemente condizionate al punto che le amministrazioni comunali di Leinì (nel marzo 2012) e Rivarolo Canavese (nel maggio 2012) sono state sciolte per condizionamento mafioso. Ma sono solo gli ultimi casi: nel 1995 Bardonecchia conquistò il primato di primo comune sciolto per mafia al Nord. E qualche anno prima capitò anche a Domodossola dove non si arrivò allo scioglimento solo perché arrivarono prima le dimissioni dei consiglieri comunali. La criminalità in Piemonte, dunque, c’è, esiste ed è molto radicata: non si può più far finta di niente. E le istituzioni, Regione in primis, sono chiamate a prendere una posizione netta a riquadro. Anche perché la Regione ha tra le sue finalità istituzionali proprio lo sviluppo dell'ordinata e civile convivenza della comunità regionale, della cultura della legalità e della cittadinanza responsabile attraverso interventi nei settori dell'educazione alla legalità, della prevenzione e della lotta contro la criminalità organizzata. Un impegno in piena sintonia con la lotta alla corruzione e alle mafie indicate come priorità dal presidente Sergio Chiamparino nel suo discorso di insediamento».
«Credo che l’adesione della Regione ad Avviso Pubblico possa aiutare concretamente gli amministratori pubblici a non sentirsi abbandonati nel comprendere e contrastare queste infiltrazioni, creando una rete di condivisione, collaborazione e solidarietà tra gli amministratori impegnati sul territorio. Perché il contrasto alle organizzazioni mafiose non si realizza solo con le azioni di repressione, ma attraverso una buona politica e un’amministrazione trasparente e preparata. Ecco perchè investire sulla formazione di politici, amministratori e funzionari della pubblica amministrazione è fondamentale in quest’ottica di collaborazione e condivisione delle buone prassi», conclude Rossi.