Torino - Il presidente della Regione, Roberto Cota, osserva che “nel decreto legge sulla sanità approvato dal Consiglio dei ministri, per la verità, sono stati ripresi alcuni punti del nostro Piano socio-sanitario e del nostro piano di governo”. Cota cita in particolare il fatto che “per i medici H24 è stato copiato il nostro modello dei Cap, i Centri di assistenza primaria”. La riforma del Piemonte fa dei Cap il primo punto di riferimento dei cittadini, in quanto si porranno come strutture polifunzionali dove raggruppare e coordinare le professionalità e i servizi dei distretti, in modo da fornire un’offerta più ampia ed un punto di riferimento nella fascia oraria giornaliera, estendendo la presa in carico anche nella fascia notturna e festiva tramite il servizio della continuità assistenziale. La sede del Cap - ubicata in strutture sanitarie riconvertite o in edifici messi a disposizione dagli enti locali - sarà il punto di riferimento dei medici di medicina generale di ciascun distretto, dei pediatri di libera scelta, dei medici specialisti convenzionati interni, dei medici dipendenti e dei medici di continuità assistenziale. Pur mantenendo il proprio ambulatorio, ogni medico svolgerà a turno parte della propria attività in modo coordinato presso il Cap, in modo da garantire una copertura dell’assistenza sanitaria nell’arco di 12 ore nei giorni feriali e 6 ore nei pre-festivi. Sarà così possibile consentire al cittadino una scelta maggiormente consapevole del servizio più appropriato alla sua esigenza assistenziale e farne una valida alternativa al pronto soccorso, riducendo il ricorso all’ospedalizzazione impropria. I Cap rappresenteranno anche una porta di ingresso ed un nodo di raccordo dei servizi distrettuali con le aree per anziani, materno-infanttile, della salute mentale e delle dipendenze.
“Per quanto riguarda il ruolo della politica rispetto alle nomine - ha aggiunto Cota - in Piemonte si è già voltato pagina e da noi l'unico obiettivo che hanno i direttori generali é portare avanti chi merita”
Secondo il presidente, il problema è un altro: “Invece di occuparsi di materie per larga parte di competenza regionale, peraltro solo quando fa comodo, perché le scelte scomode come la riconversione dei piccoli ospedali vengono scaricate sulle Regioni, il Governo dovrebbe garantire i fondi, questa sì, ad oggi, una competenza dello Stato. Questo Governo, infatti, ha fatto tagli inaccettabili che riducono le risorse in corso d'opera, inficiando così un importante lavoro di programmazione”.
Sul tema è intervenuto anche l'assessore alla Sanità, Paolo Monferino; "Ancora non conosciamo esattamente la versione definitiva del decretio, che dovremo valutare in modo approfondito ed obiettivo. Comunque, alla luce dei primi elementi emersi, pare che contenga una serie di articoli centrali e necessari, alcuni dei quali peraltro suggeriti da noi, all'attuazione della nostra riforma. Condividiamo pienamente, ad esempio, l'ampliamento degli orari di visita da parte dei medici di base che metteranno così a disposizione un servizio importante nei confronti dei loro pazienti. A questo punto, occorre capire se, per concretizzare tale procedura, saranno necessarie risorse aggiuntive, e, in tal caso, individuarle. Secondo importante elemento - ha proseguito - è l'articolo relativo alla mobilità del personale delle aziende sanitarie, che abbiamo proposto e caldeggiato e che ci sarà utile nel processo di razionalizzazione delle reti ospedaliere, nell'ambito delle quali da anni si chiedono modifiche ad un sistema ormai superato. In questi mesi abbiamo aperto il confronto con le organizzazioni sindacali proprio sul tema dello spostamento del personale anche tra aziende diverse, seppur tenendo conto delle distanze da percorrere. Ora la questione viene ripresa dal decreto ministeriale".