Borgosesia - Riceviamo e pubblichiamo dal consigliere regionale Paolo Tiramani (Lega Nord): "In riferimento alle affermazioni rilasciate dal PD provinciale e regionale circa la presunta chiusura del punto nascite dell’ospedale di Borgosesia occorre fare un po' di chiarezza, onde evitare inutili allarmismi che andrebbero a discapito dell'utenza e degli operatori. La delibera 6-5519 del 15 marzo 2013 parla effettivamente di una soglia ideale a regime di 1000 parti l’anno per ogni punto nascita (indicazione ripresa da linee guida utilizzate in Paesi che per caratteristiche culturali e geografiche non sono assimilabili all'Italia), alla quale sono applicate delle eccezioni che non sono assolutamente trascurabili e che gli esponenti del PD, volutamente, si guardano bene dal diffondere con il solo fine, presumo, di creare un caso che non esiste. In particolare, per i presidi di Borgosesia e Susa, la succitata delibera riferisce testualmente: “Per quanto riguarda il punto nascita di Borgosesia, occorre valutare l’andamento del numero di parti (che oscilla int orno ai 500/anno), mentre per il punto nascita di Susa occorre accertare la garanzia di una assistenza sanitaria adeguata mediante la STAM, alla luce della notevole distanza tra l’ultimo Comune della Valle ed il più̀ vicino punto nascita (circa 80 Km.) e verificare l’impatto dell’avvio dei lavori relativi al TAV in termini di afflusso di utenza”. Non solo, a pagina 20 della stessa DGR (Delibera di Giunta regionale), dove vengono calcolate e riportate le economie a regime, i punti nascita da chiudere non com prendono Borgosesia e Susa. Nella tabella di revisione, infattim, le strutture complesse di ostetricia e ginecologia attuali e quelle successive alla riorganizzazione sono assolutamente invariate (nel caso specifico si tratta di 7 ante e 7 post riorganizzazione). Ulteriore importante elemento di valutazione è il fatto che i dati sul numero dei parti citati nella suddetta DGR sono, di fatto, un po’ datati perché fanno riferimento a rilevazioni non aggiornatissime. Infatti oggi, complice il calo della natalità a livello nazionale e regionale, i numeri sono decisamente calati e se il parametro dei mille parti venisse preso per buono il Piemonte vedrebbe i punti nascita molto più che dimezzati. Per fare un esempio, nella provincia di Verbania non ne rimarrebbe neppure uno, così come a Vercelli e a Biella. Per ulteriore chiarezza si deve poi ricordare che è stato recentemente presentato un ordine del giorno in Consiglio regionale, assolutamente bipartisan (firmato cioè anche dai consiglieri del PD compreso il Per ulteriore chiarezza si deve poi ricordare che è stato recentemente presentato un ordine del giorno in Consiglio regionale, assolutamente bipartisan (firmato cioè anche dai consiglieri del PD compreso il capogruppo Reschigna) che impegna la Giunta, qualora si rendessero necessari ulteriori tagli, ad eliminare le strutture doppie presenti nello stesso presidio ospedaliero e che sono frutto anche di una gestione “discutibile” dei rapporti tra ospedale ed università, una situazione che negli anni ha creato, e crea, sprechi di denaro pubblico quantificabili nell’ordine di decine di milioni di euro. Basti pensare che solo a Novara, dove peraltro il problema è molto limitato, i soli costi legati alle retribuzioni dei “doppi primari” ammontano a circa 1 milione di euro l’anno a cui vanno aggiunti tutti i costi legati al personale e alle attrezzature necessarie a tali strutture. Queste scelte non possono certo essere addebitate all’attuale giunta regionale, le responsabilità vanno invece individuate in ciò che si è purtroppo tramutata la gestione della sanità degli ultimi trent’anni: una sorta di bacino di consensi, come tanti altri, da sfruttare il più possibile alle necessità del singolo, distribuendo cariche apicali in modo clientelare e pensando che le casse regionali fossero una sorta di pozzo da cui si poteva attingere in modo illimitato. Ebbene, quell’epoca è finita e sarebbe opportuno che tutti, sindacati in testa, se ne rendessero conto. Una sanità moderna e sostenibile deve avere come unico obiettivo la salute dei cittadini: smettiamola di fare propaganda politica cercando di sfruttare in modo squallido le paure della popolazione. Resta, alla fine, un unico dubbio: poiché il PD indica nel 2015 la data fatidica di questa presunta e fasulla chiusura, è assai probabile che quello di cui parlano in realtà potrebbe essere il loro programma sulla sanità regionale nella convinzione di avere già in tasca le prossime elezioni... Se così fosse stiano pure tranquilli, faremo in modo che non debbano caricarsi di questo onere".