Novara - Riceviamo e pubblichiamo da Nicola Tangorra, presidente della Fondazione Lucrezia Tangorra onlus.
Una storia tutta italiana. Cinque anni fa la Fondazione di cui sono presidente è stata contattata da alcuni insegnanti di sostegno del Liceo Artistico F. Casorati per verificare se c’era la possibilità di finanziare un progetto nella loro scuola.
La nostra avventura come Fondazione era appena iniziata, quindi abbiamo accolto la richiesta con grande entusiasmo, oltretutto visto che si trattava di un progetto finalizzato ad aiutare i ragazzi diversamente abili che frequentavano quella scuola.
La ristrutturazione dell’aula 17, così si chiamava e si chiama tutt’ora, ci ha impegnato per diversi mesi, nonostante potessimo contare sull’aiuto di amici e di alcuni genitori.
Abbiamo ritinteggiato, posato un pavimento in parquet, dipinto gli infissi, acquistato mobili (alcuni realizzati su misura), tende, computer, impianto stereo e quant’altro poteva servire a rendere l’aula più comoda e confortevole.
Così l’Aula 17 è diventata un luogo ospitale dove fare didattica.
Circa un mese fa mi è giunta voce che il dirigente scolastico Salvatore Palvetti aveva deciso di riassegnare l’aula, in quanto a causa di alcuni lavori nella scuola aveva la necessità di far fare lezione proprio nell’Aula 17.
Non è importante chi me l’abbia detto, anzi, ritengo più importante che l’unico che aveva il dovere di farlo ha pensato bene di astenersi.
All’inizio sono rimasto meravigliato, poi allibito..
Ma come, mi sono detto, penalizziamo dei ragazzi che già sono stati penalizzati così tanto dalla vita?
A quel punto, in quanto presidente della Fondazione che aveva finanziato i lavori (tralasciando il fatto che molte opere di ristrutturazione le avevo fatte personalmente), ho chiesto un appuntamento chiarificatore al dirigente.
L’incontro è partito subito con il piede giusto. Lui si è presentato con oltre venti minuti di ritardo e la prima domanda è stata “Ma vostra figlia frequenta ancora la mia scuola?”.
Con questa velata minaccia, è iniziato un appuntamento piuttosto kafkiano.
Lui mi ha spiegato che sì, voleva riassegnare l’aula, ma era una cosa provvisoria, che si trattava solo di alcuni mesi.
La sua soluzione era comprare venti scrivanie dell’Ikea (quelle lunghe circa un metro a cui attacchi le gambe che vuoi, che solo a guardarle troppo si rompono) e ogniqualvolta che le classi avevano bisogno di far lezione, spostavano quello che c’era all’interno dell’aula portando dentro le scrivanie.
“E i ragazzi dell’Aula 17 dove vanno?” ho chiesto allibito.
“Un po’ tornano nelle classi di appartenenza, mentre gli altri possono stare in corridoio, tanto c’è spazio e spesso sono già lì a far lezione” ha risposto.
Ovviamente ho fatto presente che per come è disposta l’aula era una soluzione poco praticabile (e anche poco intelligente avrei voluto aggiungere), senza contare che penalizzava i ragazzi per cui era stato creato quello spazio.
Quindi ho sottolineato in modo piuttosto chiaro che non ero d’accordo.
La sua risposta è stata “Non ho altre alternative”.
Quando gli è stato detto che c’era l’aula insegnanti (quasi sempre vuota) ha risposto che non era una strada praticabile; allora c’è l’aula Casorati, ma no, lì non si fanno lezioni (nel libro di Collodi sicuramente il naso del dirigente si sarebbe allungato prepotentemente); ma allora fate fare lezione alle classi in corridoio, invece di penalizzare dei ragazzi già penalizzati, ma no, non si può fare. Inoltre vede, l’aula è situata al secondo piano, quindi è pericolosa per dei ragazzi che non sono autonomi, è un discorso di sicurezza.
Capisco, però è stato lei a chiederci di finanziare e sistemare quell’aula, proprio quella lì, al secondo piano… se c’era un discorso di sicurezza lo poteva dire in quel momento. E poi i ragazzi dell’Aula 17, quando vanno nelle rispettive classi, sono sempre situate a pianterreno?
A quel punto non ha saputo o voluto rispondere. Ha liquidato la cosa dicendo che aveva le mani legate, che non poteva fare nulla, anche se mi ha voluto tranquillizzare dicendo che nulla era stato deciso.
Ma come, hai già pensato hai banchetti dell’Ikea, mi hai pure fatto vedere come li spostavi, mi hai fatto vedere che sono leggeri e poco ingombranti, hai minimizzato il disagio dicendo che dopotutto si trattava solo di quattro mesi (cioè metà anno scolastico, ad andare bene), e poi mi dici che nulla è stato deciso e che se si trovava un’altra soluzione…
Mi sono congedato ribadendo chiaramente che non ero assolutamente d’accordo, informandolo che la nostra Fondazione avrebbe azzerato qualsiasi finanziamento rivolto alla sua scuola (presente e futuro, visto il modo in cui venivano usate le risorse) e facendogli notare che i giornali sarebbero andati a nozze con una notizia del genere (minaccia velata per minaccia velata).
Già li vedevo i titoli: Preside penalizza gli studenti diversamente abili per agevolare i normo dotati.
“Cosa vuole che sia, tanto ci sono abituato a certe cose” mi ha risposto.
A quel punto me ne sono andato riflettendo su cosa potevo fare per risolvere questa questione per me inaccettabile.
Il giorno dopo ho contattato l’Assessore alla Cultura Emilio Iodice, il quale mi ha spiegato che le scuole superiori dipendono dalla Provincia di Novara, non dal Comune.
Non perdendomi d’animo ho contattato Andrea Crivelli, Consigliere della Provincia di Novara, fissando un appuntamento negli uffici della Provincia.
Il Sig. Crivelli era già al corrente della problematica degli spazi del Liceo, però mi ha assicurato che al dirigente erano state prospettate diverse soluzioni, che però le aveva rifiutate in toto. Inoltre mi ha detto che i primi giorni di dicembre sarebbe stata assegnata al Liceo una nuova aula in un istituto adiacente. In ogni caso mi assicurava che sarebbe tornato a parlare nuovamente con il dirigente per provare a trovare una soluzione, anche se non era in suo potere obbligarlo a fare qualcosa di diverso.
Beh, ho pensato, allora il problema è risolto. Siamo a metà ottobre, lui non ha ancora deciso nulla, l’aula che gli manca dovrebbe essere pronta i primi giorni di dicembre, direi che il problema è risolto.
Però il pensiero che l’Aula 17 fosse troppo bella per “essere sprecata” con il Gruppo H (così viene definita l’utenza dell’Aula 17) continuava ad assillarmi.
Nel frattempo alcuni insegnanti di sostegno avevano preparato una petizione che provavano a far firmare a più persone possibili, nell’indifferenza dei più, vuoi per paura di ripercussioni vuoi per coniglismo acuto. Addirittura sono stati accusati di plagiare gli studenti, provando a far firmare quel foglio.
Arriviamo alla scorsa settimana, quando mi è stato riferito da alcuni uccellini che si era svolto un consiglio d’istituto dai toni piuttosto accesi, dove il motivo del contendere era proprio la destinazione d’uso dell’Aula 17, non più per alcuni mesi come aveva garantito nell’incontro, bensì in modo permanente, prendendo come scusante un discorso di sicurezza. Inoltre era a dir poco imbestialito dalla visita del Sig. Crivelli, che si voleva impicciare di cose non di sua competenza.
A quel punto si sono creati due schieramenti, gli insegnati a favore e quelli contro, quelli fedeli alla linea dettata e i ribelli, quelli che sono convinti che un ragazzo con gravi problemi mentali stia meglio in classe insieme agli altri studenti piuttosto che in un luogo confortevole, dove può fare una didattica mirata seguito da un insegnante di sostegno, e quelli che la pensano in maniera opposta.
In quella baraonda, non essendo sicuro del risultato, il nostro preside ha pensato bene di non mettere ai voti la questione.
Dopo un’attenta riflessione, ho deciso di scrivere questa lettera, informando della situazione che si è venuta a creare tutti i mezzi d’informazione, senza dimenticare i vari canali social, perché ritengo che sia giusto che le persone sappiano.
Sì, perché di tutta questa storia, di cui io sono stato informato accidentalmente, nessuno ne sa niente.
Gli studenti del liceo, i genitori e la popolazione in generale.
Perché è sì vero che l’unico che può decidere è il Dott. Arch. Salvatore Palvetti, però ritengo che sia doveroso che le persone debbano sapere e magari anche poter giudicare questa sua decisione.
La redazione di Freenovara ricorda al Liceo Casorati e/o al suo dirigente scolastico, che - nel caso avesse voglia di ribattere a quanto scritto da Tangorra - può farlo inviando un'email a giba69@libero.it, oppure contattando telefonicamente la direzione per un'intervista al 370 3286083. Grazie
Il direttore, dott. Gianmaria Balboni