Novara - Nelle ultime ventiquattr’ore la notizia ha fatto il giro del mondo e ha riempito le pagine dei giornali e del Web: i ricercatori del CERN di Ginevra hanno isolato una particella che potrebbe corrispondere al Bosone di Higgs. La particella ipotizzata quasi cinquant’anni fa dal fisico britannico Peter Higgs potrebbe essere stata finalmente identificata dai ricercatori che lavorano ai progetti CMS (Compact Muon Solenoid) e ATLAS (A Toroidal LHC ApparatuS) all’acceleratore di particelle LHC (Large Hadron Collider) del CERN.
A questo risultato ha contribuito anche l’Università del Piemonte Orientale. L’Ateneo, infatti, in collaborazione con l’Istituto Nazionale di Fisica Nucleare, partecipa all’esperimento CMS; ne fanno parte il professor Michele Arneodo, la dottoressa Maria Margherita Obertino e la dottoressa Marta Ruspa del Dipartimento di Scienze della salute, e la dottoressa Roberta Arcidiacono, del Dipartimento di Scienze del farmaco, entrambidiNovara.
I risultati della ricerca sono stati presentati ieri, mercoledì 4 luglio, a Ginevra, nel corso di un seminario pubblico. Il Bosone di Higgs rappresenta per i fisici l’”anello mancante” nella descrizione del mondo subatomico; Peter Higgs ne ipotizzò l’esistenza nel 1964. Si tratterebbe di una particella subatomica che conferisce massa alle altre particelle.
Lo stesso professor Arneodo ha chiarito i dettagli di questa scoperta: «I gruppi CMS e ATLAS, che lavorano sull’acceleratore di particelle LHC hanno osservato una nuova particella, mai vista prima, nella regione di massa 125-126 GigaelettronVolt (ossia circa 130 volte più pesante del protone), compatibile con le previsioni teoriche per il Bosone di Higgs. Saranno necessari ulteriori dati per avere la certezza assoluta, ma le informazioni in nostro possesso al momento vanno in tale direzione».
«L’importanza di questa scoperta – ha continuato il professor Arneodo – travalica il settore della fisica. Il Bosone di Higgs è l’unica particella non ancora osservata del “Modello Standard”, la teoria che descrive il comportamento delle particelle elementari. L’identificazione del Bosone non solo confermerebbe il Modello Standard, ma darebbe risposte a numerosi interrogativi sulla natura dell’Universo in cui viviamo».
«Vorrei aggiungere – ha concluso il professore – che questa scoperta è il frutto del lavoro coordinato di migliaia di persone. Mi fa piacere sottolineare il ruolo cruciale che hanno avuto i giovani ricercatori italiani. La competenza, la determinazione e l'entusiasmo con cui hanno lavorato in questi anni sono stati fondamentali per il successo di questo progetto».