Novara - In data 2 ottobre avevo segnalato al Presidente della Repubblica la notizia dei 110 anni di attività della Scuola dell’Infanzia di Lumellogno, iniziata nel lontano 15 novembre 1903, e che si sarebbe celebrata la ricorrenza In data 08/11/2013 il dott. Domenico Bresich - Dirigente Scolastico dell’Istituto comprensivo “Achille Boroli”, al quale fa capo l’Asilo di Lumellogno - supportava la mia richiesta.
Il Capo dello Stato - attraverso il Segretario Generale della Presidenza della Repubblica, dott. Donato Marra - ha fatto pervenire un messaggio di saluto.
Alla festa di oggi, venerdì 15 novembre 2013, con i bambini, le maestre, i genitori e i nonni - molti dei quali hanno frequentato la stessa scuola dell’Infanzia di Lumellogno - erano presenti il Prefetto Vicario Dott. Marco Baldino, il Sindaco di Novara Dott. Andrea Ballarè, l’Assessore all’Istruzione del Comune Prof. Margherita Patti, il Dirigente Scolastico Dott. Domenico Bresich, il parroco di Lumellogno don Andrea Mancini e Carlo Migliavacca, grazie al quale si deve la riscoperta e il racconto della ricca storia e delle tradizioni di Lumellogno. Molto interessante e particolarmente seguita è stata la mostra fotografica allestita dalle maestre, coordinate dalla vulcanica signora Leggio Maria Giulia.
L’emozione ha raggiunto il culmine grazie allo spettacolo - con canti e poesie - che i giovanissimi allievi hanno voluto offrire a tutti i presenti, dedicandole soprattutto ai nonni, molti dei quali hanno frequentato la stessa scuola dell’Infanzia.
Non potete immaginare quale sia stata l’emozione nel poter festeggiare i 110 anni di attività del nostro Asilo. Il perché è molto semplice: anch’io, come tanti altri, l’ho frequentato nei primi anni ’50. L’essere presente, oggi, e il vedere questi nostri cuccioli giocare e impegnarsi - seguiti dalle infaticabili maestre - mi ha fatto ritornare bambino e mi ha fatto rivivere quella bellissima esperienza.
Breve storia - Quella di Lumellogno, è una delle prime scuole dell’Infanzia non religiose ad essere istituite. Le prime scuole svolgevano una prevalente funzione assistenziale nei confronti dei ceti più umili della società. Accanto a questa funzione essenziale nella società del tempo, sia nei centri urbani che iniziavano la loro conversione al sistema industriale, sia nelle campagne, gli asili infantili svolgevano anche un’opera di educazione ed istruzione, quando addirittura non anticipavano una vera e propria attività scolastica. Gli Asili infantili divennero le vere scuole della comunità locale, dove la partecipazione si manifestava - e si manifesta tutt’ora - in forme di volontariato e di coinvolgimento delle famiglie e di tutta la comunità attorno ad una scuola che veniva sentita come "scuola del popolo". Vi era un personale fisso, rappresentato dalle maestre e dalle inservienti, ed un personale non stipendiato "onorario" rappresentato dalle Visitatrici, signore di alto rango sociale deputate alla sorveglianza, dai medici e dai componenti del Consiglio d'Amministrazione (benefattori, filantropi - ovvero coloro che spinti dall’amore per il prossimo, compiono atti di solidarietà - e religiosi). L’educazione doveva essere comprensiva di precetti per un corretto sviluppo intellettuale, morale e fisico della prima infanzia. L’educazione intellettuale prevedeva l’insegnamento della lettura, della scrittura e del “far di conto”, ma anche la presa di coscienza del proprio corpo e dell’universo che ci circonda : animale, vegetale e minerale. L'Asilo, inoltre, doveva avere una cucina per fornire un’alimentazione semplice e genuina. Molta attenzione veniva data alla educazione fisica, igienica e sanitaria, tanto da ipotizzare già allora una sorta di “medicina scolastica” poiché troppi erano gli errori che all’epoca venivano commessi nell’assistenza ai bambini. In una lettera del 1830 l’abate Ferrante Aporti comunicava di aver aperto a Cremona quello che ancor oggi viene considerato il primo Asilo Infantile italiano (non statale). Si trattava di un asilo per “soli otto bambini agiati” inaugurato nel novembre del 1828. A questa prima esperienza seguiva, il 18 Febbraio 1831, l’apertura di un asilo gratuito per 50 bambini indigenti, la cui funzione, come l’Aporti tiene a sottolineare nel suo “Manuale di educazione ed addestramento delle Scuole Infantili”, era quella: «1°- Di procurare un luogo di sicuro ricovero ai figliuoli dei lavoratori poveri per tutto il tempo che essi devono occupare nel travaglio, 2°- Di evitare ai medesimi il pericolo dell’ozio o de’ cattivi compagni, o de’ pessimi esempj, 3°- Di offrire i vantaggi invece di una buona educazione e della gradata abitudine all'amor dell'ordine e della disciplinatezza, 4°- Di sollevare in parte i genitori dal mantenimento de’ propri figliuoli, sicché possono fare maggiori risparmi da riserbarsi ai giorni dell'infortunio, e da impiegarsi per le spese dell'istruzione scolastica negli anni a venire». L’Aporti nel 1832 si preoccupò anche di istituire una Scuola per Educatrici d'Asilo, dove le future maestre avevano la possibilità di approfondire il metodo aportiano. Una volta uscite dalla Scuola venivano ovviamente richieste anche dagli asili di molte altre città.
Carlo Migliavacca