Novara - Dopo la due giorni di mobilitazione della scorsa settimana, resta alta la preoccupazione dei gestori delle scuole paritarie del nostro territorio. In merito al ruolo della scuola paritaria e delle difficoltà che sta attraversando è intervenuto anche il vescovo Franco Giulio Brambilla (foto). “L’intervento della Presidenza CEI, accolto in modo convinto dai Vescovi del Piemonte, intende sottolineare che, nel momento di ripresa del paese con il Decreto del Governo “Rilancio", va data un’attenzione particolare alle scuole paritarie, risorsa fondamentale per l’istruzione e la formazione delle giovani generazioni. Le "comunità intermedie” sono promosse dall’art. 2 della Costituzione in cui «La Repubblica riconosce e garantisce i diritti inviolabili dell’uomo, sia come singolo, sia nelle formazioni sociali ove si svolge la sua personalità…». La Pira, preparando il testo della Carta, affermava che bisogna tutelare «i diritti originari e imprescrittibili della persona e delle comunità naturali nelle quali essa organicamente e progressivamente si integra e si perfeziona». La scuola è la grande palestra nella quale la persona “si integra e si perfeziona”. Questo appartiene al compito nativo delle famiglie che, facendo sacrifici insieme agli insegnanti di ordine e grado, con passione favoriscono lo sviluppo della crescita culturale della nostra nazione. E’ un intervento strategico non solo perché queste famiglie fanno risparmiare allo Stato 6-7 miliardi l’anno, ma perché il Paese si arricchisce del confronto culturale, dell’attenzione educativa e di nuove prospettive per il futuro. Dovrebbe un interesse di tutti promuovere questo presidio di democrazia plurale. Per questo sostengo con forte convinzione le scuole paritarie del nostro territorio!”.
Una preoccupazione sottolineata anche da Paolo Usellini, collaboratore dell’Ufficio Scuola della diocesi e dirigente di una scuola paritaria novarese. “C’è un virus molto potente che si è addentrato nel mondo delle scuole paritarie: quello dell’ingiustizia. Che a settembre potrebbe portare alla chiusura di un istituto su tre, a livello nazionale. La situazione non si discosta per la nostra diocesi, dove il più alto numero di presenza di istituti riguarda la fascia 3-6 anni e parecchie scuole dell’infanzia sono nate all’interno di realtà parrocchiali, grazie alla felice intuizione dei loro fondatori, desiderosi di valorizzare la presenza dei piccoli per raggiungere le famiglie ed essere davvero chiesa che si fa prossima nel cammino della vita. Una battaglia nella battaglia, che già molte realtà vivono perché i bilanci sono ridotti all’osso, i contributi (promessi) non arrivano e lo Stato, che li dovrebbe sostenere – nel principio della sussidiarietà – non si decide ad applicare completamente una legge, incompiuta da vent’anni (la 62 del 2000). Non si tratta di contrapporre la scuola statale a quella paritaria, ma di far ripartire il Paese. E senza scuola l’Italia non riparte. Qui sta la verità. La crisi netta di questi giorni sta colpendo le famiglie, che non riescono a pagare la retta senza la quale non si possono pagare i docenti che stanno continuando a lavorare con la didattica a distanza. Molti, e da più parti, gli appelli. Anche perché, se saltassero le scuole paritarie, lo Stato non sarebbe in grado immediatamente di far fronte anche agli alunni che attualmente le frequentano. Ci sono scelte obbligate, o comunque altamente consigliate, che un governo e un Parlamento avveduto dovrebbero fare nelle attuali eccezionali circostanze. Ascoltino il grido d’allarme di tutti, genitori compresi”.