Novara - Era il 1970 quando Sergio Endrigo scriveva la famosa canzone L’Arca di Noè. A cinquant’anni di distanza la rievoco in questo articolo, intervenendo nel ritornello, perché penso alla scuola post-Covid come all’unica speranza per salvare i nostri ragazzi dal naufragio esistenziale in cui rischiano di smarrirsi ormai da tempo, ben prima del colpo di grazia sferrato dalla pandemia ed aggravato dal lockdown. Dopo gli estenuanti dibattiti, le quotidiane esternazioni dei più variegati personaggi improvvisamente esperti di scuola e pedagogia (terza ambizione degli italiani dopo l’allenatore della nazionale e il virologo) e le dure polemiche che hanno segnato il nostro Paese nell’estate 2020 - al cui confronto il tormentone dei Boomdabash e di Alessandra Amoroso è passato quasi inascoltato - il 14 settembre oltre 600.000 studenti piemontesi hanno finalmente varcato i cancelli delle loro scuole e sono tornati in aula. Con mascherine e gel disinfettante, certamente senza febbre, in verità alcuni anche senza aule, o banchi, o mensa, ma troppi senza insegnanti, all’incirca 20.000, di cui 2.700 di sostegno. Inaccettabile far salpare l’Arca senza nocchieri ad indicare la rotta! Inaccettabile che proprio gli studenti più fragili, quelli che per le più disparate cause - disabilità, disturbi di apprendimento, difficili condizioni famigliari, sociali, culturali - hanno maggiormente patito la lunghissima chiusura delle scuole e la mancanza di punti di riferimento fondamentali, siano i primi ad essere penalizzati insieme alle loro famiglie.
Per realizzare un viaggio – quello che dovrebbe rappresentare per ogni ragazzo l’esperienza scolastica condivisa con i compagni e gli insegnanti - non è sufficiente partire, ma serve aver chiara la meta, sono indispensabili gli obiettivi e la scelta di adeguate strategie e risorse per raggiungerli. Servono docenti adeguatamente formati, autorevoli, figure capaci di incarnare approdi saldi in un mondo segnato da una persistente incertezza. Servono adulti capaci di responsabilizzare i giovani non soltanto sul distanziamento sociale, ma sull’importanza della prossimità, della solidarietà e del rispetto verso l’altro. Perché nessuno vuol piangere altri Willy, altre Maria Paola, altri don Roberto.
La scuola è ripartita. Bene. Ora qualcuno ne prenda seriamente il comando.
Dott. Ing. Pietro Palmieri - 335 5931890
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