Trecate - Il 30 novembre 1786 il Granducato di Toscana abolì la pena di morte, primo Paese al mondo. Nell’ambito del Progetto “Percorsi della memoria” dell’a.s. 2018-19, nella mattina del 30 novembre, un gruppo di classi seconde della Scuola Media Cassano ha preso parte ad un’ iniziativa che l’Istituto ha promosso in collaborazione con l’Amministrazione Comunale di Trecate. In Aula Magna gli alunni hanno assistito ad una conferenza sul tema della pena di morte e del rispetto dei diritti umani: relatore il professor Mario Armanni, docente di diritto presso l’ Istituto Tecnico Pascal di Romentino e attivista della Comunità di Sant’Egidio di Novara. Il professore ci ha spiegato che questa comunità mira ad abolire la pena di morte in quei Paesi del mondo dove essa è ancora presente, coinvolgendo in questo progetto tutte le città del mondo.Gli alunni della varie classi hanno letto, in proposito, le posizioni del Papa e dell’ONU , ma hanno anche riflettuto sulle toccanti testimonianze di persone detenute nel braccio della morte negli USA. I Paesi in cui la pena morte è in vigore sono ancora 58, mentre 140 sono quelli in cui è stata abolita .
Il prof. Armanni ci ha detto che alcune carceri offrono la possibilità di corrispondere tramite lettera con una persone detenute nel braccio della morte, esperienza che spesso li aiuta ad avere conforto. Lui stesso ci ha raccontato la sua esperienza in proposito: infatti ha corrisposto con un giovane prigioniero afro-americano,Dominique Green, che è stato giustiziato dopo 10 anni di carcere.
Durante la detenzione i condannati vengono isolati dalla società e dal resto del mondo e spesso costretti a sopportare condizioni fisiche, e soprattutto psicologiche, disumane.
Nelle lettere si capisce come il ragazzo provi alla fine un profondo pentimento per il reato commesso e di come soffra nel non poter vedere neanche la luce del sole:le celle dei condannati a morte, infatti, spesso sono sotterranee.
Anni fa a Trecate, sempre tramite la Comunità di Sant’Egidio, venne un signore a parlare della sua esperienza: suo fratello era stato ucciso durante una rapina ma, nonostante questo, i famigliari, tramite lui, non avevano richiesto la pena di morte per il colpevole, anzi, lui era diventato un’attivista contro questa pena da molti considerata disumana.
La pena di morte va abolita perché uccidendo una persona:
- non si farà giustizia ma si praticherà la vendetta
- non è un utile deterrente
- non c’è possibilità di porre rimedio ad errori giudiziari
Bosio Emma, Lattari Alessandro, Pugliese Giulia, Olivini Sara II F