Torino - “Non dobbiamo stupirci del male che da sempre alberga nella storia degli esseri umani. Abbiamo la responsabilità, però, di interrogarci sulle nuove forme e sui nuovi rischi figli del nostro tempo, smettendo di pensare che lo smartphone sia uno strumento. Esso è, infatti, la porta di accesso a un mondo che abitiamo, con regole che ancora non abbiamo compreso fino in fondo e dove empatia e senso morale tendono ad affievolirsi”. Il Consigliere Regionale e primo firmatario della legge piemontese per la prevenzione il contrasto al bullismo e al cyberbullismo, Domenico Rossi, commenta così la notizia relativa all’indagine che ha coinvolto 25 giovanissimi componenti della chat “the Shoah Party”. “E’ necessario - prosegue Rossi - costruire percorsi di formazione per i ragazzi, ma anche per genitori e insegnanti: la legge regionale prevede l’istituzione di un patentino per l’uso dello smartphone, già attivo in via sperimentale in alcune realtà. Occorre, inoltre, favorire un costante coinvolgimento e un coordinamento delle attività di prevenzione e contrasto su scala territoriale e nazionale”. Un approccio mite e partecipativo mutuato nella legge piemontese dalla norma nazionale la 71/17 anch’essa nata in Piemonte grazie all’impegno dell’ex Senatrice Elena Ferrara. “Un testo quest’ultimo che auspico sia punto di riferimento sul territorio nazionale così come lo è stato in Piemonte. Siamo di fronte a due buone leggi che però devono trovare piena applicazione per offrire un concreto supporto ai ragazzi e alle loro famiglie”.