Alessandria - Si è svolta lunedì 21 marzo in contemporanea in tutti gli atenei italiani, la Primavera delle Università, un’iniziativa fortemente voluta dalla CRUI, la Conferenza dei Rettori delle Università Italiane, per riaffermare il ruolo strategico della ricerca e dell’alta formazione per il futuro del Paese. Le linee guida del dibattito erano state già tracciate dalla nota ufficiale diffusa dalla CRUI – sottoscritta da tutti i Rettori italiani – lanciando l’allarme sul rischio di perdita di competitività internazionale da parte delle Università italiane. Il numero di laureati più basso d’Europa; fondi pubblici diminuiti quasi del 10% negli ultimi sette anni; un calo costante del numero di studenti, docenti e dottori di ricerca; il diritto allo studio non più garantito; il contratto di lavoro per il personale tecnico-amministrativo fermo al 2009 e gli scatti stipendiali dei docenti bloccati dal 2010, con retribuzioni fra le più basse d’Europa. Sono questi solo alcuni dei punti evidenziati dalla CRUI. L’Università del Piemonte Orientale ha aderito organizzando una giornata di dibattito ad Alessandria – a Palazzo Borsalino, presso la sede del Dipartimento di Giurisprudenza e Scienze Politiche, Economiche e Sociali – durante la quale si sono confrontati il Rettore professor Cesare Emanuel; il professor Menico Rizzi, presidente del Nucleo di Valutazione di Ateneo e già delegato alla Ricerca; i ricercatori Domenico Carbone e Annalisa Chiocchetti; Renzo Penna, Assessore all’Ambiente del Comune di Alessandria; il senatore Daniele Borioli; gli onorevoli Enrico Borghi e Cristina Bargero.
Il rettore Cesare Emanuel ha posto l’accento sulle difficoltà che l’Università del Piemonte Orientale è stata costretta a fronteggiare in questi ultimi anni, soprattutto per ciò che riguarda i trasferimenti del Ministero attraverso il Fondo di Funzionamento Ordinario. «Solo grazie alla qualità delle nostre performance nel campo della ricerca e della didattica – ha detto – siamo riusciti a limitare, grazie al criterio della premialità, un deficit di finanziamento che nel corso degli ultimi 5 anni ha toccato i 18 milioni di euro».
Il Rettore si è poi rivolto ai parlamentari presenti per chiedere un impegno concreto affinché le politiche regionali tengano in maggiore considerazione ciò che di buono accade al di fuori dell’area metropolitana di Torino, denunciando una tendenza eccessivamente centripeta. Una considerazione preoccupata ha riguardato anche gli organi di informazione – in primis il TG regionale che ancora oggi non è sintonizzabile in vaste aree del Piemonte orientale e soprattutto nelle province di riferimento dell’UPO – che tendono a considerare l’UPO come costituita da tre poli distinti e non come un unico nucleo di produzione della conoscenza.
Menico Rizzi ha ammonito sulla necessità di non confondere la denominazione “primavera” con il termine “rinascita”. «Il nostro Ateneo – secondo le indagini dell’ANVUR – ha tutte le capacità per produrre ottima ricerca di base e applicata. L’esperienza delle eccellenze in ambito mondiale ci insegna che è necessario investire nella ricerca indipendente di realtà piccole e intraprendenti, proprio come la nostra, che sappiano creare sinergie mirate con il territorio».
Secondo il sociologo Domenico Carbone l’Italia, insieme alla Svezia, è l’unico Paese europeo in cui la fiducia nei confronti dell’utilità delle università è calata. A credervi ancora sono proprio i laureati, segno che chi vive l’università giorno per giorno ne apprezza le potenzialità, anche e soprattutto in chiave occupazionale. La patologa Annalisa Chiocchetti ha invece sottolineato la necessità di continuare a finanziare la ricerca di base. «La ricerca applicata è recepita come più comprensibile e se ne si capiscono più velocemente i risvolti pratici. Tuttavia è grazie alla ricerca di base e alle nozioni che se ne ricavano che è stato possibile, per esempio, debellare malattie come il vaiolo. Oggi però ci troviamo di fronte a una situazione che costringe il 96% dei nostri assegnisti di ricerca a trovarsi un lavoro fuori dall’università o fuori dall’Italia».
In conclusione sono intervenuti i tre parlamentari Daniele Borioli, Enrico Borghi e Cristina Bargero. È stato unanime il consenso sulla necessità di valorizzare l’eccellenza costituita dall’UPO. Il senatore Borioli ha parlato di un gravoso “duplice compito”, costituito dall’obbligo di invertire la rotta del sottofinanziamento che coinvolge tutti gli atenei e dalla necessità di evitare l’accentramento delle risorse verso le grandi università. In questo senso, secondo Borioli, il nuovo insediamento di ricerca che dovrebbe sorgere dove si è svolta EXPO potrebbe costituire un’opportunità di crescita anche per l’UPO, il cui bacino d’utenza confina, di fatto, con quei luoghi.
Il deputato Enrico Borghi ha voluto denunciare la tendenza centripeta dei finanziamenti regionali. «Spiace sottolineare come anche le fondazioni – ha detto – tendono a concentrarsi in maniera marcata su ciò che accade nella provincia di Torino, relegando le periferie a spettatrici, nonostante innumerevoli siano le realtà di primo piano, come l’UPO, che vi operano ogni giorno». Cristina Bargero ha infine invitato a considerare più strategica la sinergia tra le università e l’industria. «Se vogliamo migliorare – ha detto – dobbiamo prendere spunto da quanto accade in Francia, dove la collaborazione tra i centri di ricerca e le imprese consente una maggiore integrazione a tutto vantaggio dei ricercatori e della società in generale».
La giornata si è conclusa con le parole della professoressa Maria Luisa Bianco, docente di Sociologia generale del DiGSPES, che, leggendo una lettera firmata da 64 professori e ricercatori dell’UPO e inviata al Ministro Giannini, ha voluto denunciare la scarsa considerazione di cui gode il personale docente delle università italiane, chiedendo che venga posto fine al blocco stipendiale presente dal 2010, che venga maggiormente garantito il diritto allo studio e che le risorse per la ricerca siano adeguate agli standard europei.