Novara - Sentire parlare di calcio e di vita Mondonico è come guardare un film di Ermanno Olmi: non sai che differenza c'è tra poesia e realtà e le due dimensioni si mescolano tra loro con assoluta magia. Non solo perché lui conosce (e tanto) di calcio, ma perché ne sa (e parecchio) di... mondo e di vita. E così una semplice conferenza stampa si arricchisce di aneddoti, di ricordi e di sottolineature che danno un bel valore aggiunto allo sport e al mondo (scusate la ripetizione) del calcio.
La conferenza stampa in programma alle 12.30 a Novarello inizia con qualche minuto di ritardo. Lui entra e comincia: "Sono qui da pochi giorni e non ho ancora staccato un attimo. Una vera full immertion che ha dell'incredibile per conoscere i giocatori, capire le loro caratteristiche e cercare di tirare fuori il meglio da loro per quel che sono le loro caratteristiche tecniche, tattiche e umane. Ho trovato tutto nuovo, non solo la 'rosa', ma anche lo staff che mi segue, dal preparatore atletico a tutti i vari collaboratori. Non c'è molto tempo, ma dobbiamo tutti assimilare più concetti possibile per il traguardo che ci siamo prefissati. Dopo la sconfitta con il Chievo - prosegue - non ho dormito bene. Ma è proprio mentre sei insonne che ti vengono i pensieri migliori. Ed è lì che mi è nata l'idea della lettera aperta ai tifosi, perché devono essere loro a trascinare noi, la nostra guida e la nostra energia. Io sono molto riconoscente ai dirigenti del Novara per la chiamata; ora è come essere a scuola dove io sono il professore venuto da poco e tutti abbiamo, con ruoli diversi, dei compiti da fare a casa. Non c'è tempo per aspettare e in un mesetto si deve fare quello che solitamente viene realizzato e assimilato in 3-4 mesi di lavoro. L'importante è farsi delle idee chiare su tutti. I giocatori - altra chicca di saggezza del 'Mondo' - sanno che devono dare il massimo, ma io sono fiducioso perché nessuno si è tirato indietro; sono ragazzi molto sensibili e per questo hanno bisogno di certezze e sostegno, non di essere messi in discussione e nemmeno di avere alibi o dubbi. Il mio primo obiettivo è quello di non far prendere gol alla mia squadra nella prima frazione di gioco, dopo di che, nei secondi 45' ce la giochiamo a viso aperto e con qualche cambio in corso cerchiamo di superare l'avversario. Mi ha fatto immensamente piacere vedere l'approccio della squadra in attacco, con 7 giocatori in azioni offensive e solo i 3 dietro occuparsi della fase difensiva. Per questo sono fondamentali gli esterni Morganella e Gemiti, che garantiscono spinta e tanto la fase difensiva quanto quella offensiva con l'inserimento dei centrocampisti e la collaborazione delle punte. Il calcio oggi è cambiato: non è più come un tempo che chi aveva possesso del centrocampo aveva la partita in pugno; oggi vince chi ha più soluzioni in attacco, perciò tutti devono avere l'input di andare avanti e cercare la rete, eccetto ovviamente i 3 dietro".
Poi un tuffo nel passato, a quando era sulla panchina di quel Toro che rischiò la conquista della Coppa Uefa, persa per un non-nulla contro l'Ajax ad Amsterdam 18 anni fa. "Io sono stato attaccante e sono per quei giocatori che creano situazioni pericolose davanti; chi vince però è quella squadra che prende meno gol di tutti, proprio come avvenne al mio Toro di quegli anni. Ieri come oggi si deve avere voglia e corsa, dobbiamo far recuperare bene i nostri giocatori perché siano in forma per la gara di domenica, anche se il calendario ci è poco favorevole, visto che abbiamo giocato giovedì sera, venerdì c'è stato un allenamento defatigante e quello vero solo oggi (sabato 4) prima della partita di domenica 5".
Sull'ombra di Tesser spiega: "Non l'ho sentito, ma solo per rispetto, in quanto so cosa significhi essere deluso dopo una vicenda del genere. Voi non avete idea di quanto siano pesanti i 'giorni dopo' un esonero... Ora sto andando avanti utilizzando il mio intuito per capire cosa i giocatori possono dare. A loro ho detto: Ragazzi voglio che diate tutto e che a fine partita possiate guardarvi allo specchio senza abbassare gli occhi! Non è tempo per bluff, che poi alla fine non portano a nulla".
Mondonico e Novara: "Qui in città c'è una delle persone cui sono più legato, il tecnico federale Lello Antoniotti, grande conoscitore di calcio e mio maestro a Coverciano. Sul mio rapporto con i tifosi, mi è sembrato giusto incontrarli fuori dai cancelli appena terminata la partita e qui a Novarello, per sentire le loro impressioni. Devo anche dirvi che sento talmente tanta felicità dentro nell'essere qui a Novara su una panchina di serie A che non sento nessuna critica; ero talmente emozionato che avrei giocato già la notte... Ho un debito col Novara Calcio che durerà tutta la vita per avere avuto fiducia in me e avermi chiamato".
La partita con il Cagliari: "Mi aspetto una gara molto simile a quella con il Chievo. Mascara occupa una posizione importantissima in avanti: deve far salire la squadra attraverso il suo possesso palla. Ripeto, mi auguro che il 1° tempo si conclusa 0-0, poi nella ripresa ce la giochiamo con i cambi a disposizione, basti pensare che nella gara col Chievo ho concluso con Mascara a fare la mezzapunta e in difesa Morganella. Questo Novara può ancora dire la sua in serie A, per tasso tecnico e forza della squadra; mi sono piaciuti molto sinora Gemiti, Rigoni, Porcari e Radovanovic e sento parlare un gran bene di Pesce", che dovrebbe sostituire lo slavo domenica in mezzo al campo, in quanto infortunato.
La conferenza stampa si conclude alle 13.30 circa; prima c'è un altro impegno 'istituzionale' e il Mondo chiede: "Ma come... non si mangia?". Questo suo modo di essere filosofo e contadino allo stesso tempo lo rende davvero unico. Ieri come oggi.
Gianmaria Balboni