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Ingiustizia a tutti i costi

Maurizio Ciniello (Ultras Novara) e alcune questioni irrisolte sul caso Speziale-Raciti

Novara - Riceviamo e pubblichiamo una lettera aperta di Maurizio Ciniello (Ultras Novara) come contributo per riflettere e cercare di capire cosa accadde a Catania 13 anni fa: "Era il 2 febbraio 2007, data molto importante per noi, in quanto segnò un cambiamento totale nella 'guerra' tra Stato e Ultras; guerra impari, visto che l'ultras, essenzialmente, lotta a colpi di ideali e lealtà. Quel giorno si giocava una partita molto importante, non in termini di classifica, ma in termini di predominio territoriale. La Sicilia, da sempre, basa il suo scontro calcistico tra le quelle che vengono considerate le due più importanti squadre regionali: Catania e Palermo. La partita è sempre molto sentita visto l'estremo odio tra le due città, se aggiungiamo che si gioca a Catania, uno degli stadi più pericolosi d'Italia, il quadro è completo. Stadio completamente inadeguato per sicurezza ma soprattutto per posizione e quel giorno si verificò una vera e propria battaglia, non tra Palermitani e Catanesi, ma tra Catanesi e forze dell'ordine.  Queste ultime, nel tentativo di impedire lo scontro tra le tifoserie, si prodigarono in una vera e propria caccia all'uomo, cercando di liberare il piazzale che divideva la curva nord dal settore ospiti. Non tutti sanno che a Catania entrambe le curve hanno gruppi ultras e la curva nord è direttamente collegata al settore ospiti. Capirete, quindi, che in una partita simile qualcuno direbbe "il dado e tratto" e visto l'assalto totale, il disastro era dietro l'angolo. Avendo assistito ad una partita del mio Novara in quello stadio, posso dire che lo conosco bene; avendo zero rivalità con i Catanesi mi concessi un giro in quel famoso piazzale per capire come successe tutto ciò e da professionista degli stadi, non solo Italiani, non tardai a definirlo uno degli stadi più pericolosi in assoluto. Il sindaco stesso chiese il rinvio viste altre manifestazioni in città. I Palermitani arrivarono a partita iniziata e scontri fuori dallo stadio spinsero le forze dell'ordine a sparare lacrimogeni che non fecero altro che alimentare il caos, obbligando il pubblico presente all'interno ad una fuga verso l'esterno dello stadio stesso. La genialità, ben conosciuta, dei funzionari di polizia contribuì al disastro, tenendo sbarrate le uscite e bloccando i tifosi all'interno; i lacrimogeni e la paura fecero il resto. Fu battaglia per sfondare le uscite e tutto quello che successe in quei minuti portó a processi e ingiustizie che scatenarono la rabbia di tutti. Dalle immagini registrate si vede una lamiera di alluminio volare oltre la recinzione, si dirà di un sotto lavello lanciato fuori dallo stadio; parecchi feriti tra le forze dell'ordine e diversi fermati tra i tifosi, ma, non molto dopo, si viene a sapere di qualcosa di ben più tragico di tutto il resto, la morte di una persona. Si tratta di un agente di polizia, si cerca un colpevole, ma da subito si capisce che lo stato non vuole il colpevole, ma vuole un colpevole. Tra testimonianze poco chiare  e filmati viene identificato questo ragazzo  Antonino Speziale, 17 anni all'epoca del fatto e con prove assurde viene condannato. Gli stessi RIS di Parma dichiararono l'impossibilità che la causa della morte fosse quel sottolavello, loro sono attendibili, ci hanno fatto anche una serie televisiva; i dottori parlano di un colpo molto forte, un colpo dato in circostanze da capire, non di certo per un sottolavello in alluminio lanciato da metri di distanza. La mente corre in fretta e non ci vuole molto a capire cosa sia realmente successo; secondo testimonianze, non dell'ultima ora, pare che l'ispettore Raciti sia stato colpito dalla volante della polizia intenta a colpire i tifosi per sgomberare il piazzale. Pare che molti sapessero, si potrebbe definire un incidente sul lavoro, ma più facile nascondere e condannare gli ultras e così, presto fatto, il giovane Speziale viene condannato a 14 anni di galera, ridotti poi a 8. Lui, naturalmente, si è sempre professato innocente e tutte le tifoserie d'Italia sono state sempre con lui, anche perché nell'ambiente è sempre girata la possibilità che ad uccidere Raciti sia stato il 'fuoco amico'. Sta di fatto che Antonino 8 anni di galera li ha fatti, sono sicuro della sua innocenza, sono troppi anni che vivo in questo mondo e conosco l'operato sia degli ultras che delle forze dell'ordine. Non ho difficoltà a dire a chi credo, ma quello che credo io conta poco; il 15 dicembre di quest'anno Antonino è tornato libero, ha scontato la sua pena. Buttare in prigione una persona solo perché l'opinione pubblica vuole un colpevole, solo perché non si ha il coraggio di dire che è stato un incidente, rubare quasi 9 anni di vita ad una persona, a un ragazzo che non li riavrá mai più, neanche se un giorno verrà ripagato con chissà quale cifra, mi spiace ma io sono contro di voi e sono dalla parte di Speziale. Da sempre gridavo Speziale libero e sempre lo grideró. Speziale sono io, Speziale siamo noi, tutti quelli che credono in qualcosa al di fuori della falsità di uno Stato che chiede giustizia a tutti i costi, anche quando si condanna un innocente. Le conseguenze furono devastanti per il mondo delle curve, la creazione della tessera del tifoso e il divieto di trasferte misero, quasi, la parola fine su un mondo al di fuori degli schemi. Una persecuzione totale su chi cercava di dare voce al tradimento della giustizia; chi portava maglie oppure materiale con scritto Speziale Libero veniva diffidato. Come al solito la giustizia a tutti i costi è spesso ingiusta. Esistono i segreti e i misteri, i misteri probabilmente no, ma i segreti prima o poi vengono fuori e allora ne vedremo delle belle..."