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L’ATTIVITA’ SPORTIVA PER I PIU’ GIOVANI? LUCI E OMBRE

Novara - L’attività sportiva in età pediatrica ed evolutiva fa bene? O forse c’è anche qualche aspetto negativo? Il tema, particolarmente interessante, è stato sviluppato in un convegno organizzato dall’Ordine dei medici chirurghi e odontoiatri della provincia di Novara insieme al Kiwanis Monterosa. Dopo i saluti del presidente dell’Ordine, il dott. Federico D’Andrea, e della presidente Kiwanis Monterosa, dott.ssa Mariangela Campisi, e della luogotenente della Divisione 17 Elena Bartella, e dell’assessore allo sport del Comune, Ivan De Grandis, a presentare l’evento sono stati il prof. Gianni Bona (primario emerito della Pediatria dell’Aou), Carlo Accornero presidente del Panathlon e Rosalba Fecchio, delegata Coni. Proprio quest’ultima ha sollevato un argomento che è poi stato dibattuto nel corso del convegno, ovvero il fatto che i ragazzini di oggi sono più deboli, più fragili, meno interessati all’attività sportiva.

Coordinati dal dott. D’Andrea e dalla psicologa dott.ssa Giuliana Ziliotto, sono seguiti gli interventi, che hanno visto la prof.ssa Ivana Rabbone (direttrice della Pediatria dell’Aou) e dallo psicologo pediatra Ciro Pignatiello affrontare il tema dell’attività sportiva per i bambini con patologia diabetica: attività sportiva da praticare con alcune attenzioni e precauzioni.

E’ toccato poi alla dott.ssa Pighini (specializzanda in igiene e sanità pubblica) illustrare le linee-guida dell’Oms per la pratica sportiva pediatrica, mentre il dott. Andrea Scrofani (dietista) ha avuto il compito di spiegare come vada organizzata l’alimentazione del giovane sportivo.

La dott.ssa Elena Panuccio (direttrice dell’Ortopedia pediatrica dell’Aou) ha spiegato in dettaglio quali siano i traumi più importanti che possono derivare dalla pratica sportiva, con particolare attenzione alle lesioni articolari.

Ha chiuso il convegno una vivace tavola rotonda: partendo dall’esperienza della società San Giacomo (il presidente Sergio Ferrarotti ha più volte lanciato l’appello affinché ci possa essere una integrazione tra le varie figure e di conseguenza un impegno delle istituzioni), si è arrivati a discutere della programmazione sportiva in ambito scolastico (la prof.ssa Linda Biffi ha confermato come la sospensione dei Giochi della gioventù abbia rappresentato un vulnus, al quale hanno cercato di porre rimedio i vari istituti, a seconda delle loro possibilità, anche in relazione alle problematiche strutturali). Il dott. Gianluca De Regibus (presidente dell’associazione medicina sportiva di Novara) ha spiegato quali sport siano i più adatti a seconda dell’età dei bambini e successivamente il focus si è spostato sul ruolo dei genitori. Se la dott.ssa Maddalena Brustia ha raccontato l’esperienza dei genitori che si sobbarcano (volentieri) l’impegno di accompagnare i propri figli dove necessario per fare sport (con i costi relativi che spesso discriminano chi può permetterselo e chi no), d’altro canto la pediatra dott.ssa Cristina Gigli ha ricordato come spesso i genitori intervengano in maniera esagerata in modo tale da rendere impossibile quello che lo sport dovrebbe insegnare, ovvero l’autonomia e l’indipendenza dei bambini.

La psicologa dott.ssa Fabiola De Paoli ha invece ripreso il tema della discriminazione causata dai costi per la pratica sportiva, ricordando una iniziativa di qualche anno fa (realizzata da Comune di Novara e Provincia insieme agli psicologi) che aveva consentito anche ai figli di famiglie disagiate di avvicinarsi allo sport.

Se il pediatra dott. Norberto Dalloni ha ricordato come l’estremizzazione dell’agonismo porti anche alla violenza in ambito sportivo (e ha ricordato il caso di un evento gestito dalla Curia pavese che venne annullato proprio per episodi violenti tra i giovani praticanti), la psicologa dott.ssa Marina D’Andrea ha sottolineato l’importanza del gruppo e degli sport di squadra per la crescita dei più giovani.