Novara - Peccato, davvero peccato. La favola del Novara, la squadra dal glorioso passato che in due anni era passata dalla serie C1 alla serie A, che ha un centro sportivo di assoluta eccellenza (Novarello), una società solida (gruppo De Salvo) e sponsor importanti (su tutti Gruppo Mirato, Banca popolare di Novara, Igor Gorgonzola e De Agostini), rischia di finire male. Si è rotto qualcosa nel rapporto tra dirigenza e pubblico e lo testimoniano le urla dagli spalti tifosi, i quali hanno tutto il diritto di essere arrabbiati. Perché se non avesse cambiato nulla e si fosse rimasti con quella rosa magica che ha incantanto il mondo del football negli ultimi 24 mesi, nessuno avrebbe osato dire qualcosa. E invece...
Prima si vendono i due pezzi da novanta (Bertani e Gonzales), i quali sì emigrano verso altri lidi, ma anche lì dimostrano di non essere in grado di dimostrare il loro vero valore... Poi si cambia il direttore sportivo andando a scegliere una persona, pur valida, ma assolutamente inesperta per il campionato di massima serie, visto che Pederzoli aveva diretto solo le giovanili del Milan.
La campagna acquisti d'agosto è stata dettata poco dalla logica e molto dalla passione: che senso aveva prendere gente come Jeda, Morimoto, Mazzarani, Pesce, Radovanovic e lo stesso Paci, per non parlare di Meggiorini e Giorgi? Ma per essere da serie A serve qualcosa di più. E quell'ingrediente misterioso si doveva chiamare 'gruppo'. E il gruppo storico del Novara vittorioso (che oltre al duo Bertani-Gonzalez conta anche un certo signor Motta) è stato smembrato e tolto di ogni essenza. Squadre come il Parma di Scala e il Chievo di Del Neri sono venute in serie A in modo miracoloso e ci sono rimaste perché al loro interno sono rimaste le colonne portanti e non grazie alle campagne estive dell'estate. Ma se errare è stato umano, diciamo che la perseveranza addirittura ha rasentato la diavoleria: Caracciolo, Mascara, Rinaudo e Jensen a cosa sono effettivamente serviti? A creare ulteriore scompiglio all'interno del gruppo. Ormai Rigoni, Rubino e Lisuzzo sono come una riserva indiana in mezzo a tanti neo-azzurri... E la torta è stata servita con la ciliegina Mondonico, persona di gran classe ed esperienza, ma che pochissimo ci azzecca con la storia e le caratteristiche del Novara (basti pensare che lui è tifoso della Fiorentina e si è tolto le più belle soddisfazioni professionali sulla panchina del Torino, mentre la stragrande maggioranza dei tifosi del Novara come prima, pardon come seconda squadra ha la Juventus...). Tesser aveva tutto il diritto di continuare, a meno che non fosse stato lui a gettare la spugna. Come dire: dimissioni sì, esonero no.
Lo stop col Chievo per 1-2 è servito per avere una certezza: si andrà con moltissima probabilità in serie B. Peccato che questo ritorno nel campionato di massima serie rischi di essere ricordato per le contestazioni alla dirigenza (e a qualche giocatore) piuttosto che una festa per la rinascita del Novara 55 anni dopo la sua ultima stagione in serie A. Peccato anche vedere come ci siano giocatori che non hanno capito squadra e tifosi e guardano come stralunati cosa sta succedendo. Peccato che il tempo per rimediare sia finito. Peccato...