Verbania - Non si è sentito bene il 4 marzo, la sera al ritorno dall’allenamento. Prima, i tentativi di cura in casa, il ricovero in ospedale e la scoperta della positività. Dopo, il lungo isolamento ancora al suo domicilio, nessuna terapia se non l’attesa e tanti – troppi – tamponi fino al verdetto definitivo avuto giovedì 21 maggio : guarito!
Innanzitutto, mister, come sta? Sto bene, sto bene … e sono contento. Sono riuscito finalmente a debellare questo virus e ad uscire da questa incredibile situazione. Era ora, 77 giorni sono stati una eternità, probabilmente detengo qualche record… Mi sono sentito male il 4 marzo scorso: forte emicrania, brividi, febbre, tanto da richiedere nei giorni successivi il ricovero perché la situazione non migliorava. Eravamo nel pieno dell’emergenza Covid-19, qualche giorno dopo mi hanno fatto il tampone e così ho scoperto di essere positivo. Isolato, senza nemmeno la forza di parlare e sentire nessuno.
Quale è stato il primo pensiero da “uomo libero”? Non ho avuto pensieri … ho avuto un gesto istintivo, sono uscito dalla stanza in cui mi trovavo in isolamento, come fosse un gesto di liberazione. Volevo provare a vedere come si stava fuori da quella camera, è stato un bisogno istintivo. Appena mi hanno chiamato al mattino presto dandomi la notizia, sono corso fuori, proprio come a voler lasciare tutto alle spalle.
Cambierà qualcosa nel modo di relazionarsi e di fare sport? Per quello che mi riguarda – se penso cioè solamente a me stesso – ritengo che sicuramente questo lungo periodo di isolamento mi abbia dato modo di pensare e di capire che nella vita troppe volte ce la si prende per cose futili mentre bisognerebbe non farlo, per dare più importanza a ciò che davvero è importante nel cammino di ognuno di noi. Ho sempre ritenuto che i valori venissero prima di tutto e questa esperienza non ha fatto altro che convalidare questo mio pensiero. Scuramente qualche strascico questo periodo ce lo sta lasciando, in tutti gli ambiti. Guardando al nostro mondo del calcio, sono stato malissimo quando ho appreso la notizia che tutto sarebbe stato annullato. Al di là del fatto che sapevo benissimo che ricominciare non sarebbe stato semplice, soprattutto per la sicurezza di tutti noi. Tuttavia mi fa male pensare che qualcuno dalla scorsa settimana abbia avuto già la possibilità di rimettersi in gioco, di poter scendere in campo e fare ciò che più gli piace, mentre altri no. Ripeto e ribadisco che ne capisco i motivi, ma ugualmente mi dispiace che altri non lo possano fare e siano costretto a rimanere a guardare. Non solo, con l’aggravante della notizia che ormai deve trovare solo la ratifica del Consiglio Federale, ovvero con la beffa della retrocessione. Questo mi fa sentire ancora peggio. Tra l’altro sostenevano tutti che le retrocessioni sarebbero state congelate, noi siamo in una posizione davvero anomala e di questo bisognerebbe tenere conto.
Retrocessione e cambiamenti: possiamo pensare ad una nuova normalità?Capisco tutto ma bisogna ricordare che il Verbania ha una partita in meno. Bisogna tenerne conto altrimenti questo ci porterebbe a pensare – utilizzando una frase retorica – che ci possano essere cittadini di serie A e cittadini di serie B. Gli aspetti negativi che ci lascia questa fase legata al Covid-19 sono tanti e la crisi economica a causa del lockdown è la prima. Ci sono tante similitudini tra la serie D e la Lega Pro, anch’essa in difficoltà, e non capisco perché questa riparta e noi no: allenamenti e modo di operare sono gli stessi. Da questo punto di vista non ci sono differenze tra le due categorie e per questo motivo non capisco perché due trattamenti diversi, tanto è vero che anche la Lega Pro si è detta contraria alla ripartenza per voce dei suoi Presidenti. Riallacciandoci alla crisi economica, sappiamo benissimo che il calcio ai nostri livelli si regge su sponsorizzazioni legate al mondo delle aziende ed a Presidenti imprenditori con una grande passione. Vedo grosse nubi all’orizzonte. Giustamente in questo momento devono dedicarsi al proprio lavoro per salvaguardare la loro attività ed i loro dipendenti, non hanno certo il tempo da dedicare ad uno dei loro hobby. Sarà molto dura perché molte categorie senza questi aiuti non potranno reggere. Dovrebbe cambiare la situazione nel giro di poco tempo, se tutto si rimette in moto velocemente e si riavvia una nuova fase, migliore di quella che ci siamo lasciati alle spalle, tornerà allora anche la voglia di dedicarsi ad altro. Senza gli sponsor per il calcio ai nostri livelli sarà dura, non so quante squadre ad oggi si possano iscrivere ai prossimi campionati.
Ci si può affidare ad incentivi per ripartire? Aiuti non se ne vedono all’orizzonte, quei pochi promessi devono ancora trovare conferma. Una cosa mi ha lasciato con l’amaro in bocca. Penso al tennis e plaudo i più grandi giocatori del mondo che hanno messo a disposizione aiuti cospicui a compagni in posizioni di classifica molto inferiori e quindi in difficoltà economica per lo stop dei tornei. Avrei gradito che anche nel nostro Paese chi fosse sopra di noi e sta meglio avesse messo in campo qualche azione di questo tipo per aiutare il sistema-calcio. Penso infatti che il calcio abbia motivo di esistere se si sostiene l’intero movimento. Mi lascia molto perplesso il fatto che si pensi di fare calcio solo con la serie A e poi forse la serie B mentre le altre categorie – bontà loro – se riescono a sopravvivere è un bene, altrimenti possono anche non esserci…
Un pensiero ai suoi ragazzi: abbiamo tutti negli occhi le belle immagini della vittoria di domenica 16 febbraio in casa contro la Fezzanese che aveva dato la consapevolezza di poter credere nella salvezza diretta… Mi fa molto male pensare all’ultima partita giocata. Sono straconvinto che avremmo ottenuto la salvezza diretta sul campo, al di là della vittoria dell’unica domenica giocata che mi ha visto in panchina. Mi prendono in giro dicendomi che sono l’allenatore con il più alto rendimento quest’anno a Verbania e questo – oltre che a sorridere – mi fa addirittura più arrabbiare! Si era creato un clima di fiducia, si stava guardando positivamente al percorso da affrontare fino alla fine della stagione. A parte il periodo in cui sono stato lì, che lo ha confermato, ho sempre saputo che sono ragazzi eccezionali, con grande voglia di lavorare, spirito di abnegazione. Un gruppo straordinario, brave persone prima che calciatori, che è quello che cerco io quando allestisco una squadra. Non l’ho creata io ma il lavoro è stato fatto ottimamente e mi dà enorme dispiacere non aver potuto sentirli a causa della mia malattia, non riuscivo nemmeno a messaggiare o a rispondere al telefono. Spiace non vederli da così tanto tempo e non poterli vedere nemmeno ora, per stare su un campo da calcio a fare quello che piace a loro ed anche a me. Tutti insieme lavorare per qualcosa che sono sicuro sarebbe arrivata e sarebbe una beffa non poterla raggiungere.
Il Verbania ha sempre dichiarato che accetterà qualsiasi decisione… Non esiste che certe decisioni si debbano prendere seduti a tavolino! Nel calcio, come in qualsiasi altro sport, è da dove ti cimenti che deve arrivare il verdetto. E’ il campo l’unico luogo che può decidere il nostro destino!